Si chiama Silvia Romano la volontaria italiana che alle 20:00 (ora locale) di ieri sera è stata rapita durante l'attacco a un mercato di Chakama, nella costa sud orientale del Kenya. La giovane di 23 anni, originaria di Milano, lavora come volontaria per l'organizzazione Africa Milele Onlus. L'identità degli aggressori non è ancora nota alle forze dell'ordine, così come i motivi della sparatoria.
Il quotidiano locale The Nation racconta di "80 uomini armati in modo pesante", che hanno attaccato il villaggio gettando petardi e aprendo il fuoco sui presenti.
Stando alle prime dichiarazioni ufficiali sarebbero rimaste ferite cinque persone. Le forze dell'ordine stanno lavorando per scoprire l'identità degli aggressori anche se i sospetti, al momento, ricadono sulle milizie di Al-Shabaab.
L'attacco a Chakama
Chad Joshua Kazungu, testimone del rapimento, ha raccontato che gli aggressori erano armati di fucili AK-47 e che parlavano in somalo. Dopo aver sparato diversi colpi sulla folla "hanno preso di mira la signora italiana". Le dichiarazioni di Kazungu corrispondo a quelle della presidentessa dell'Africa Milele Onlus, l'organizzazione con sede a Fano per cui Silvia lavora.
"A quanto ci hanno raccontato le persone che abitano nel villaggio" ha affermato "sono arrivati quattro-cinque individui armati che hanno lanciato un petardo, facendo sollevare la sabbia, e hanno sparato più volte.
Poi sono andati a colpo sicuro nella casa dove era la nostra volontaria, probabilmente perché lì sapevano che c'era un'italiana, anche se non so spiegarmi il motivo di quello che è successo. In quel momento era da sola, perché altri erano partiti e altri ancora arriveranno nei prossimi giorni".
Silvia era partita da Milano immediatamente dopo aver conseguito la laurea, al fine di prendere parte a un progetto di cooperazione internazionale.
I sospetti sui carnefici
Il capo della polizia kenyota Joseph Boinnet ha confermato la notizia del rapimento, spiegando che sarebbe avvenuto nella serata tra il 20 e il 21 novembre, intorno alle 20:00 ora locale. Oltre all'identità degli aggressori, anche le ragioni dell'attacco sono a oggi sconosciute. Se davvero fosse opera delle milizie di Al-Shaabab, si tratterebbe dell'ennesimo rapimento di stranieri a opera di fondamentalisti islamici con base in Somalia, inteso dai miliziani come una una vendetta contro l'invio delle truppe keniote in territorio somalo.