Non si fermano le ricerche delle gemelline lungo il fiume. Si tenta tutto il possibile, ma il giorno dopo la tragedia romana, gli investigatori temono che la mamma suicida abbia portato con sé nel suo volo nel Tevere anche le figlie di soli quattro mesi.
Pina Orlando che oggi avrebbe compiuto 38 anni, originaria di Agnone, in provincia di Isernia, ieri mattina era fuggita dalla casa coniugale di Testaccio portando con sé le due figlie neonate Sara e Benedetta.
Intensificate le ricerche sul Tevere
Stamani sono proseguite le ricerche delle bambine lungo il Tevere: due elicotteri, uno dei vigili del fuoco e l'altro della polizia di Stato, hanno ispezionato finché c'è stata luce il fiume, volando a bassa quota ed affiancati da un pattugliamento composto da due mezzi navali dotati di ecoscandaglio per sondare i fondali.
Ricerche ancora senza esito. Da ponte Testaccio dove la donna si è lanciata, il fiume è stato ispezionato fino a ponte Marconi, dove il corpo della mamma era stato recuperato ieri dai sommozzatori, per poi seguire il corso del fiume fino a Fiumicino.
Ieri mattina presto, poco dopo le sei, Giuseppina Orlando era uscita di casa, avrebbe percorso 500 metri con le neonate avvolte in una coperta bianca, per poi gettarsi nel Tevere in preda alla disperazione, vinta da una depressione post partum probabilmente non riconosciuta. Era stato proprio un testimone oculare sentito a lungo al commissariato Celio ad accendere la speranza che almeno le piccole potessero essere vive: aveva detto di aver visto la donna gettarsi nel fiume da sola.
Ma un'altra persona ha sostenuto che la donna avrebbe prima gettato le figlie nel Tevere per poi seguirle.
Di fatto ieri molti poliziotti avevano setacciato il mercato di Testaccio e zone limitrofe, perlustrando anche cassonetti, anfratti e zone vicino alla banchina lungo il breve percorso che la neomamma ha fatto a piedi dalla casa di via Aldo Manunzio fino al ponte.
Gli inquirenti hanno percorso quel tragitto molte volte: speravano di trovare Sara e Benedetta.
Mamma suicida, tragedia che non si poteva prevedere
Giuseppina Orlando era di Agnone, paese molisano in cui è nato anche suo marito, l'ingegnere Francesco Di Pasquo. La coppia si era trasferita nella Capitale a luglio dopo che uno zio aveva messo a disposizione l'appartamento a Testaccio.
Le era stato suggerito, infatti, di stare a Roma potendo contare su un centro specialistico d'eccellenza come il policlinico Gemelli dotato di un reparto di terapia intensiva neonatale: Pina, infatti, aspettava tre gemelli. E così, da Agnone dove tutti conoscono tutti, la donna, laureata in giurisprudenza e con un lavoro in uno studio notarile di Isernia, si era apparentemente adattata alla nuova vita. A Roma, tutte le sue energie erano dedicate a portare avanti la gravidanza: sognata, inseguita a costo di molte prove, ottenuta grazie al ricorso alla medicina. Una gestazione che si era rivelata non facile fino al momento del parto, avvenuto al Gemelli lo scorso 24 agosto.
Ma la gioia della nascita era stata accompagnata dal trauma della morte di una delle tre gemelline.
Le altre due, nate premature, erano state in terapia intensiva: Benedetta fino a novembre, Sara fino a qualche giorno fa. I nonni erano venuti dal Molise per supportarla. Non è bastato. Qualcosa si è incrinato per sempre nella neomamma.
Il marito non si dà pace, è distrutto, si incolpa di non aver capito il dolore della moglie. Credeva fosse solo preoccupata per la salute delle bimbe e non ha scorto un gesto, una parola, che potessero far pensare a un simile esito. E come avrebbe potuto immaginarlo, se il giorno prima della tragedia Pina aveva chiesto ai familiari di comprarle 50 euro di latte in polvere, se aveva fatto acquisti per le bimbe in vista del Natale che si preparava a festeggiare in famiglia? Anche lo psicologo della polizia che sta curando il caso lo dice: non era prevedibile. Purtroppo è successo.