Viaggiava verso l’Italia, con la sua pagella cucita nella tasca della giacca.

È la storia di un ragazzino, di cui non sapremo mai il nome, di 14 anni del Mali annegato nel Mediterraneo nel 2015, come migliaia di altri migranti negli ultimi anni costretti a scappare dalla guerra nelle loro terre. Persone che hanno vissuto, che sono stati figli e genitori, che hanno avuto la vita contraria e poi pure il mare, che hanno attraversato su barconi fatiscenti sognando un posto migliore mentre “morivano di speranza”.

La storia raccontata in un libro

La storia di questo ragazzino però non è passata inosservata ma è stata ripresa tra le pagine del libro dell’anatomo-patologa Cristina Cattaneo e illustrata in una vignetta di Makkox, in cui si vede il ragazzino seduto sul fondo sottomarino mentre mostra la sua pagella agli abitanti del mare.

La Cattaneo, scrittrice del libro “Naufraghi senza volto” e ideatrice del protocollo per l’identificazione delle vittime di naufragi, racconta di aver trovato la pagella con gli ottimi voti cucita nella tasca interna della sua giacca.

Quella pagella, per quel ragazzino, era il suo lasciapassare come a dimostrare di essersi guadagnato, con i suoi voti, il posto in Italia. Se l’è fatta cucire al sicuro, per non perderla, per non lasciarla volare via trasportata dal vento o ingoiata dall’acqua. I suoi sogni, quelli di chi è fiero dei risultati ottenuti, e speranzoso di poter trovare un posto che gli potesse dare per merito quello che cercava, sono annegati con lui, custoditi al sicuro nella sua giacca sgualcita.

È solo una delle tante storie che sfogliando il libro della Cattaneo sono riportate: “Il corpo di un ragazzo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese, l’Eritrea; quello di un altro, proveniente dal Ghana, con addosso una tessera della biblioteca; i resti di un bambino che veste ancora un giubbotto la cui cucitura interna cela la pagella scolastica scritta in arabo e in francese”.

La terra promessa

Tutti bambini e ragazzini che, insieme ai loro genitori o soli come molti altri, sono scappati da un paese che non trova pace, che continua con le sue guerre e le sue atroci violenze. Persone che hanno provato ad attraversare il mare, che li divideva dalla loro “terra promessa” senza portarsi dietro nulla, solo la speranza di poter avere una vita tranquilla e la voglia di poter dimenticare gli scenari della terra in cui sono nati. Scenari grigi e dal sapore acre della polvere da sparo che il mare, con tutto il suo impeto, ha lavato tragicamente via per sempre.