Sul luogo del delitto, dove è stato ritrovato il giovane, non c’erano tracce di sangue. Il proiettile che ha ucciso Diego Baltolu, il giovane di Alà del Sardi, trovato morto di fronte alla casa della fidanzata a Buddusò, era di calibro talmente piccolo che si è infilato come uno spillo nei tessuti molli del ragazzo. Non facendo uscire alcuna macchia di sangue. Ne sono certi i medici legali che ieri pomeriggio hanno effettuato l’autopsia sul corpo del giovane. Un esame che non ha ancora dato certezze su come sia morto Diego, ma sicuramente darà una mano alle indagini.
Secondo gli esperti infatti il colpo mortale che ha colpito il ragazzo sarebbe stato sparato in pieno petto. Dall’alto verso il basso, con una potenza tale da far conficcare il proiettile senza lasciare apparentemente nessuna traccia sul corpo del giovane. Al punto tale che il medico legale Salvatore Lorenzoni – che ha svolto l’autopsia all’interno dell’Istituto di medicina legale di Sassari, insieme al consulente della famiglia del giovane, Giampaolo Murrighile, medico della Assl di Sassari – in tarda serata ha dovuto far trasferire in un altro istituto il corpo senza vita di Diego Baltolu. Era necessario utilizzare una strumentazione radiologica per capire meglio. Insomma sul corpo del giovane è stato necessario effettuare una radiografia – o forse una Tac – per capire dove fosse finito il minuscolo proiettile che ha tolto la vita al giovane.
Il mistero del proiettile
Un particolare che ha da subito fatto rizzare le antenne agli inquirenti che – almeno inizialmente – avrebbero confermato la tesi del suicidio. Anche se poi, in tarda serata, sarebbe stata in parte smentita. Perché se il colpo fosse stato sparato da una lunga distanza – cosa che non è avvenuta in questo caso - si sarebbe potuto sicuramente escludere il suicidio.
Invece gli esami dell’autopsia parlano chiaro: il colpo d’arma da fuoco è stato sparato a bruciapelo, da una distanza ravvicinata. Questo potrebbe portare a due ipotesi. La prima è che il giovane abbia rivolto l’arma contro se stesso, sparando sul petto dall’alto verso il basso. Ma anche che – magari durante una colluttazione con un probabile assassino – sia potuto partire accidentalmente un colpo dall’arma.
Che è stato scoperto fosse nella disponibilità del giovane. Una pistola – con la matricola abrasa – che ora è nelle mani degli specialisti dei Carabinieri. Che si chiedono come mai Diego Baltolu girasse armato, se è confermato che la pistola fosse la sua. Dubbi che i militari potranno togliere, analizzando ogni traccia possibile che potrà essere trovata sull’arma del delitto.
Il mistero si infittisce
Il giallo insomma non è stato ancora svelato e soltanto oggi – quando i medici legali depositeranno i risultati ufficiali dell’autopsia – si potranno valutare diverse ipotesi. Le indagini infatti – affidate anche ai Carabinieri del Ris, il reparto d’investigazioni scientifiche dell’Arma – sono aperte a 360 gradi.
E il pubblico ministero Beatrice Giovannetti sicuramente incontrerà oggi i Carabinieri della Compagnia di Ozieri, guidati dal tenente colonnello Umberto Rivetti e i colleghi della stazione di Buddusò, agli ordini del comandante Alessio Strano. Insieme a loro anche agli uomini del Nucleo investigativo e del reparto operativo, coordinati dai maggiori Antonio Pinna e Emanuele Fanara, che hanno effettuato in maniera impeccabile le indagini. Nel frattempo – nell’attesa di conoscere la data dei funerali di Diego Baltolu – il sindaco di Alà dei Sardi, Francesco Ledda, ha firmato un’ordinanza per proclamare il lutto cittadino. La morte del giovane infatti ha sconvolto un’intera comunità, che si è unita al dolore di tutti i familiari del giovane.
La madre del ragazzo, Franca Diez, è infatti sconvolta e ieri mattina ha anche avuto un malore. Per questo i fratelli di Diego hanno deciso di proteggerla, facendola rimanere a casa durante l’autopsia.