Agivano di notte, colpendo aziende situate in tutto il Nord Italia. Ladri professionisti, tutti con precedenti penali, avevano formato una banda che si muoveva su auto di grossa cilindrata, come un’Audi Rs3, rubata nel vicentino nel dicembre 2017, stando bene attenti a cambiare la targa prima di ogni colpo. Dopo mesi di indagini compiute dai carabinieri di Trezzano sul Naviglio, i militari della compagnia di Corsico hanno arrestato tra Milano e Lodi cinque persone, tutte di nazionalità straniera, con l’accusa di associazione a delinquere diretta a compiere furti e al riciclaggio.

Sono finiti in manette un albanese e quattro kosovari: Raimond Cela, 30 anni, Visar Sopjani, 33, Arsim Bytyqi, 44, Fitim Emiri, 45, e Sabedin Bitiq, 50: l’inchiesta è partita dalla denuncia di un anonimo cittadino, trasformatosi per l’occasione in investigatore.

La scoperta del cittadino insonne

Il singolare protagonista di questa vicenda abita in un palazzo in viale Leonardo da Vinci, uno stradone che attraversa Trezzano sul Naviglio: una notte, in cui non riesce a dormire, l’uomo nota, guardando dalla finestra, una vistosa Audi Rs3, stranamente ferma nel piazzale di un distributore di benzina.

Gli avvistamenti si ripetono nel corso del tempo, sempre in quel posto e con la solita modalità: l’auto compare di sera e poi nuovamente nelle prime ore del mattino, ci sono sempre cinque uomini che puntualmente si muovono intorno alla vettura, armeggiando, a volte cambiandosi d’abito, arrivando persino a smontare e rimontare la targa.

L’ignoto cittadino capisce di avere a che fare con qualcosa di grave: decide di rivolgersi ai carabinieri, raccontando tutto e facendo così cominciare le indagini.

Una banda molto esperta ed organizzata

La banda è accusata di 23 furti, compiuti in uffici e fabbriche nelle province di Torino, Bergamo, Brescia e Monza, ma i colpi potrebbero essere addirittura un centinaio.

Per spostarsi i cinque usavano vetture di grossa cilindrata come l’Audi rubata, con cui sfrecciavano a velocità folle sulla strade, rappresentando un vero e proprio pericolo per chiunque li avesse incrociati.

Molto meticolosi, lasciavano l’automobile a Trezzano, per poi tornare a prenderla in occasione di un nuovo raid: dopo avere modificato la targa, indossavano vestiti neri e passamontagna, facendo attenzione a non portare con sé i cellulari, visto che comunicavano tra loro con ricetrasmittenti.

Ogni furto seguiva un copione ben definito: i ladri scavalcavano le recinzioni delle aziende, oscuravano telecamere con le vernici e disattivavano gli allarmi, per potersi dedicare in tutta calma alle casseforti. Il bottino poteva variare dai 3 ai 30 mila euro, senza considerare gli oggetti trovati per caso, come tablet, cellulari, oppure le 100 penne Mont Blanc scoperte nel corso delle perquisizioni.

Quando un colpo non andava bene la banda arrivava a compierne un secondo, per poi tornare puntualmente – prima di dividersi alla fine della nottata – davanti al distributore di Trezzano sul Naviglio, dove sono stati notati la prima volta.