Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, sono stati posti ieri sera agli arresti domiciliari su disposizione del Gip di Firenze, Angela Mantechi. Le accuse comprendono false fatturazioni e bancarotta fraudolenta, per aver causato intenzionalmente il fallimento di tre cooperative (Delivery Service Italia, Marmodiv ed Europe Service Srl) collegate alla società Eventi 6. Secondo quanto emerge, almeno in due casi nelle false fatture sarebbero coinvolti, quali parte lesa, immigrati regolari nel nostro Paese.
Fatture emesse da società inesistenti o intestate a persone inconsapevoli
Leggendo la documentazione che ha portato all’arresto dei coniugi Renzi, emerge tra l’altro un sistema di false fatturazioni, definito “ben collaudato”, che in alcuni casi avrebbe coinvolto persino extracomunitari immigrati regolarmente in Italia e titolari di attività. Un caso definito “limite” dagli inquirenti riguarda Mohammad Nazir, titolare di una ditta per la spedizione di materiale propagandistico: le indagini hanno fatto emergere che, non solo questa ditta non ha mai lavorato con la Marmodiv, una delle tre cooperative fallite, ma addirittura che all’indirizzo della sede della ditta c’è solo un’abitazione privata e persino che all’anagrafe non risulta iscritto alcun Mohammed Nazir.
Un altro caso riguarda Isajiad Amir, titolare di una ditta con sede a Castiglione delle Stiviere: interrogato dalla Guardia di Finanza in merito a una fattura da lui emessa per l’importo di 16mila euro, l’ha disconosciuta dichiarando che avrebbe valutato la possibilità di querelare “chi l’ha emessa per prestazioni da me mai effettuate”.
Secondo il Gip le tre cooperative erano solo un paravento per fare affari
Le indagini sono iniziate nel 2017 quando il procuratore Giuseppe Caiazzo, il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Christine Von Borries hanno esaminato la documentazione sequestrata presso la ditta Eventi 6, agenzia di volantinaggio con sede a Rignano, in provincia di Firenze, e riconducibile ai coniugi Renzi, già rinviati a giudizio per false fatturazioni con procedimento che inizierà il prossimo 4 marzo.
Esaminati gli atti dell’inchiesta, il Gip di Firenze ha ritenuto che le tre cooperative Delivery Service Italia, Marmodiv ed Europe Service Srl altro non erano se non “schermi per fare affari” e ha deciso, oltre a disporre gli arresti domiciliari per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, di indagare per bancarotta fraudolenta altre cinque persone, gli ex amministratori della Delivery tra i quali figura anche Robergo Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi durante le “primarie” del 2012.
Sempre secondo quanto disposto dal Gip, gli arresti domiciliari sono stati giudicati necessari per evitare la reiterazione del reato. “I fatti per cui si procede non sono occasionali”, si legge negli atti, i coniugi Renzi avrebbero agito all’interno “di un programma criminoso” che proseguiva da diverso tempo, portato avanti “in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti” e proseguito “anche dopo l’inizio delle indagini”.
Le intercettazioni a carico della Delivery Service Italia
Il quotidiano Il Giornale riporta il testo una e-mail che sarebbe stata inviata da “Lalla” (Laura Bovoli) al marito Tiziano in merito alla società Delivery Service, sommersa debiti già dopo un anno di attività. La Guardia di Finanza aveva rilevato due evasioni contributive, per 287.131 euro nel 2010 e per 332.131 euro l’anno successivo, una situazione non più sostenibile, tanto che “Lalla” scriveva al marito suggerendo di chiudere al più presto la cooperativa. L’unica soluzione, si legge, era pagare subito gli stipendi ai dipendenti e contemporaneamente far firmare loro la lettera di dimissioni, quindi fondare una nuova cooperativa che sarebbe stata “sommersa dalle richieste di vino e volantini”, tanto da rendere necessaria l’immediata riassunzione di tutti i dipendenti.