Non passa giorno che la cronaca ci racconti di episodi di violenza ai danni delle donne. Oggi raccontiamo una vicenda che fa stentare a credere che possa essere vera. E' accaduta a Genova al termine dello scorso anno, ma solo in queste ore i media ne sono venuti a conoscenza.
Una ragazza 17enne la sera del 4 dicembre, al termine della festa del suo compleanno sarebbe stata violentata dal compagno della madre, con la complicità della stessa. Proprio lei è accusata prima di averla drogata con stupefacenti e psicofarmaci per stordirla, quindi di aver addirittura assistito in maniera consenziente al suo stupro.
Sua madre la teneva ferma mentre il compagno la violentava
A due giorni dalla terribile esperienza la ragazza è riuscita a trovare la forza per confidarsi con due persone con le quali da sempre le univa un rapporto di fiducia: la moglie del pastore protestante della chiesa che frequenta da anni e un agente della Polizia penitenziaria che vive da sempre nel suo stesso condominio.
A loro ha raccontato la folle notte di violenza, con la madre che, dopo averla drogata, la teneva ferma con la forza per consentire al suo compagno di violentarla senza sosta. Addirittura le diceva di portare pazienza e che l'uomo avrebbe promesso che sarebbe stata la prima e unica volta.
Il suo racconto confermato da messaggi intercettati dalle forze dell'ordine
Il suo racconto, seguito da una denuncia alle autorità di Polizia, non solo è stato considerato credibile sin dal primo momento, ma è stato confermato da una serie di intercettazioni avvenute nei giorni successivi. La madre, venuta a conoscenza della denuncia, la invitava a ritirarla, pur ammettendo le sue gravissime colpe.
La donna, di origine sudamericana così come il compagno, provava a convincere la figlia a ritrattare, cercando di fare breccia sulle conseguenze che avrebbero avuto le sue sorelline. Le scriveva che i servizi sociali le avrebbero potute allontanare da casa, come poi è ovviamente accaduto.
Anche il patrigno è stato intercettato, mentre le inviava messaggi dal contenuto sconcertante.
Quello che lo ha incastrato definitivamente è stato questo: "Ti voglio rivedere, pensa a quel momento in cui ti stavo abbracciando tutto il corpo."
Adesso i due compagni sono in carcere con l'accusa più pesante in assoluto: violenza sessuale di gruppo. Il giudice Carla Pastorini ha infatti fatto valere una recente sentenza della Corte di Cassazione. Si sancisce che se due persone sono presenti al momento della consumazione di un rapporto sessuale non consenziente, anche se non partecipano entrambi, sono perseguibili del reato di violenza di gruppo.