Nella tragedia dell'Hotel Rigopiano del gennaio 2017, Alessio Feniello ha perso un figlio di 28 anni, Stefano. L'uomo, nel maggio dello scorso anno, si recò a Farindola per portare dei fiori sul luogo in cui è deceduto il suo ragazzo, un gesto umanamente comprensibile.

Tuttavia, in seguito a questa vicenda, al 57enne di Salerno è stata comminata una multa di ben 4.550 euro per aver violato i sigilli giudiziari apposti lungo l'area in cui si è consumato il dramma. Infatti, a due anni, dal disastro, l'hotel risulta ancora sotto sequestro. Alessio Feniello, fin da subito, per una questione di principio ha deciso di opporsi al pagamento della sanzione, e pochi giorni fa è stato raggiunto da un decreto di giudizio immediato firmato dal gip del Tribunale di Pescara, Elio Bongrazio, che lo costringerà ad affrontare un processo il 26 settembre.

I coniugi Feniello sono stati ospiti de "La Vita in Diretta" e, intervistati dai conduttori Tiberio Timperi e Francesca Fialdini, hanno raccontato la loro verità, affermando di non aver mai violato alcun sigillo, e ricordando che, quando hanno portato i fiori laddove è morto il figlio, sono stati addirittura accompagnati dai carabinieri.

La tragedia e le dichiarazioni a 'La vita in diretta'

Stefano Feniello (di soli 28 anni) nel gennaio del 2017 era all'Hotel Rigopiano con la fidanzata e, purtroppo, in seguito alla valanga che si abbatté sulla struttura, ha perso la vita insieme ad altre 28 persone. La coppia si era concessa una vacanza per festeggiare il compleanno del ragazzo e anche l'anniversario del proprio amore (5 anni insieme).

In seguito alla tragedia, Francesca è riuscita a salvarsi mentre Stefano, dopo essere stato inserito per errore nella lista dei superstiti, è stato dichiarato deceduto e il suo corpo è stato riconosciuto tramite un tatuaggio.

Francesca Bronzi in più di un'occasione ha affermato che, al momento del crollo, era insieme al fidanzato e che mentre si trovavano sotto le macerie poteva vedere il braccio del 28enne: "Si lamentava, lo chiamavo ma non rispondeva.

Poi non l'ho sentito più neanche lamentarsi".

Il padre di Stefano, intervenuto a "La Vita in Diretta", ha ribadito con forza di non aver mai violato i sigilli apposti dall'autorità giudiziaria, aggiungendo di essere in possesso di un video che dimostra come, il 21 maggio dello scorso anno, insieme alla moglie si sia recato sulla zona della tragedia accompagnato dai carabinieri, affermando con decisione: "Violare i sigilli è un'altra cosa".

Per la prima volta ha parlato in televisione anche la signora Maria, la quale ha ammesso che in un primo momento le forze dell'ordine l'hanno fermata dicendole che non poteva entrare, ma lei ha prontamente ribattuto: "Vedo che avete la pistola, quindi se mi volete fermare, sparatemi". A questo punto i militari, comprendendo appieno le intenzioni dei due coniugi di lasciare semplicemente un ricordo floreale laddove era spirato drammaticamente il figlio, li hanno accompagnati sul luogo della tragedia prima di farli uscire.

Infine, rivolgendosi al gip che ha rinviato a giudizio il marito, la donna ha dichiarato: "Non c'è sentenza che possa tenere una mamma lontano dal posto dove hanno ucciso il figlio. Io ogni volta che sentirò il bisogno di andare lassù, ci andrò".