Probabilmente è morto nel sonno dentro la sua roulotte, sorpreso da un rogo che si è sviluppato all'improvviso la scorsa notte, nella baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, dove aveva trovato rifugio. Si chiamava Moussa Ba aveva 29 anni era originario del Senegal e si trovava in Italia dal 2015.

Aveva ottenuto dalla commissione territoriale di Trapani la concessione della protezione umanitaria e successivamente gli era stato concesso il permesso di soggiorno fino al marzo del 2018. Non gli fu rinnovato a causa della sua mancata presentazione della documentazione idonea per il rinnovo.

Un incendio improvviso che ha distrutto una quindicina di baracche

All'identificazione del giovane si è giunti dopo un vero e proprio censimento dei migranti presenti nelle 15 baracche coinvolte nell'incendio. Tutto sarebbe partito da un rifugio costruito in legno e cartone: prendendo fuoco ha generato in pochi secondi un incendio che si è propagato in quelle vicine, arrivando a sorprendere nel sonno l'unica vittima.

L'amara sorpresa degli investigatori è giunta quando, risalendo ai terminali, una volta digitato il nome della vittima si è conosciuta la sua storia personale. Aveva molti precedenti, anche recenti e, paradossalmente, la clemenza di un giudice ha involontariamente portato Moussa Ba alla baraccopoli dove ha trovato la morte.

Aveva precedenti penali ed era stato scarcerato lo scorso 16 gennaio

Il giovane immigrato nei pochi anni di permanenza nel nostro Paese aveva collezionato parecchi reati. Dai reati contro il patrimonio, a denunce per false dichiarazioni sull'identità personale, passando per contestazioni di interruzione di pubblico servizio, fino all'inottemperanza del foglio di via obbligatorio.

L'ultima denuncia risale al 31 dicembre dello scorso anno. L'uomo di origine senegalese fu arrestato in forma differita dagli agenti del commissariato di Gioia Tauro con l'accusa, proveniente dal tribunale di Pisa, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Rimase in carcere solamente per poco più di due settimane quando, lo scorso 16 gennaio, il Gip del tribunale di Pisa pur convalidando l'arresto, decise di sostituire al regime carcerario la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia toscana. L'uomo, senza altre alternative di dimora, si è così accampato nella baraccopoli di San Ferdinando, dove ha trovato la morte la scorsa notte