La truffa dei diamanti ha visto come protagoniste 5 banche: Banco Bpm, Banca Aletti (controllata dalla Bpm), Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps. La frode sarebbe andata avanti dal 2012 al 2016 e fra le sue vittime figurano anche nomi famosi, come quello di Vasco Rossi. La truffa consisteva nel far acquistare agli investitori diamanti ad un prezzo maggiorato rispetto al loro effettivo valore da due società, la Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment. I pm hanno anche calcolato quanto gli istituti di credito avrebbero guadagnato dal raggiro e le cifre sono davvero da capogiro.

Le cifre da capogiro guadagnate dalle Banche

Il Banco Bpm con la Aletti, avrebbe guadagnato ben 83.809.662,49€. L'Unicredit avrebbe fatto finire nelle sue casse 32.670.422,38€ e l'Mps 35.528.738,21€. Per l'Intesa Sanpaolo si parla invece di cifre più modeste, guadagnando dalla truffa dei diamanti "solo" 11.076.807,08€.

Dalle somme appena elencate sono esclusi tutti i capitali che sono stati immessi nuovamente nel circuito monetario delle banche, le quali avrebbero operato un vero e proprio "autoriciclaggio" delle somme. Queste attualmente sono state sequestrate. Ma le banche, esattamente che ruolo hanno avuto nella truffa?

Il ruolo degli istituti di credito

Gli istituti di credito avrebbero spinto i propri clienti ad acquistare diamanti da due società in particolare: la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment.

Le pietre preziose sarebbero state volutamente vendute a prezzi maggiorati rispetto alle quotazioni indicate da due dei listini riconosciuti (Rapaport e Idex).

Per i pm le banche avrebbero avuto un ruolo cardine nella truffa dei diamanti, spingendo i clienti ad acquistare le pietre preziose e fungendo da intermediari fra le società e gli acquirenti.

Gli istituti avrebbero incassato compensi altissimi di intermediazione. Molte delle vittime hanno affermato di essere state spinte all'acquisto dei diamanti da amici e parenti che lavoravano in banca. Ma come si sono difese le banche?

La difesa

Gli istituti stanno provando a rivendicare la propria terzietà rispetto alla truffa dei diamanti, ma per gli inquirenti le banche volutamente evitavano di fare verifiche sulla formazione del prezzo delle pietre preziose, basandosi solo sulla quotazione data dalle due società che li hanno venduti.

Attualmente le due società in questione sono fallite e Vincenzo Fuschini, il presidente della Federconsumatori Ravenna, ha consigliato di ritirare immediatamente i diamanti. Per coloro che li hanno conservati nelle cassette di sicurezza non ci dovrebbero essere grandi problemi. Vendendo le pietre preziose molte vittime sono riuscite a recuperare la metà di quanto investito.