Durante la messa in onda del programma “Non è l'Arena” di La7 condotto da Massimo Giletti è stata raccontata la tragica storia di Anna Verde, una donna che era stata assunta nel convento di San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia nel quale si sono consumati abusi sessuali ai suoi danni da parte dei preti. Nel dibattito era presente anche la criminologa Roberta Bruzzone, e un frate che l'ha difesa contro i suoi stessi colleghi.

Abusi sessuali perpetrati anche nel convento di San Giovanni Rotondo

Ieri, durante la trasmissione di Massimo Giletti in onda su La7 “Non è l'Arena” una ex dipendente del convento di San Giovanni Rotondo ha raccontato la sua terribile esperienza entro le mura del convento.

Anna Verde, questo il nome della donna vittima di abusi, proviene da una famiglia umile, e così si era rivolta al famoso convento per trovare lavoro all'interno della struttura, convinta di poter finalmente trovare un luogo di pace e amore, una sorta di luogo ideale, “ma era un porcile” ha dichiarato la vittima. La donna era costretta a subire molestie ed abusi a sfondo sessuale da parte di molti preti del convento, e quando ha parlato del prete peggiore, quello che la violentava, lo ha descritto come un uomo che “godeva della sua sofferenza”. All'interno dunque c'era una situazione in cui sesso e violenza erano all'ordine del giorno, una situazione definita dalla vittima come insopportabile.

Come se non bastasse, una simile condotta da parte dei preti avrebbe potuto essere anche causa di ritorsioni nei confronti della vittima. Ad incastrare i preti responsabili di questi abusi e a confermare la versione di Anna Verde ci sono intercettazioni telefoniche e registrazioni.

Nell'intervista è intervenuta anche la criminologa Roberta Bruzzone

Durante l'intervista ad Anna Verde era presente il prete che ha difeso la donna dalle violenze e dalle quali ha preso le distanze. La donna parla di lui come l'unico ad averla sostenuta e compresa. Era presente anche la nota criminologa Roberta Bruzzone, spesso ospite anche di altri programmi che trattano di varie tipologie di crimini.

La studiosa ha preso in esame questo caso, e aggiungendo spiegazioni dal punto di vista psicologico ha affermato che per le vittime di questi crimini, siano essi adulti o bambini, è sempre difficile parlarne, perché si innescano le stesse sensazioni provate durante quei terribili momenti.