Marte non è stato da sempre un pianeta desertico. Prima questa tesi poteva soltanto essere supposta, ma ora, per la prima volta, gli scienziati hanno trovato delle prove che sembrano inconfutabili. Il Pianeta Rosso, dunque, un tempo era azzurro come la Terra, e presentava acqua non solo in superficie, ma anche sotto il suolo, in un enorme sistema idrico planetario.

Il sistema idrico sotterraneo di Marte scoperto dal team di Francesco Salese

Più volte si era ipotizzato che un tempo Marte ospitasse acqua (e, dunque, forse anche la vita), e che poi questa fosse progressivamente confluita nel sottosuolo.

Adesso questa tesi è stata in parte confermata, poiché sono state trovate le prove geologiche di un enorme sistema idrico sotterraneo.

La conferma arriva dal Mars Express Orbiter dell'Agenzia spaziale europea. Questa navicella fu lanciata nel 2003, e da allora ha orbitato costantemente intorno al Pianeta Rosso. Equipaggiata con innumerevoli telecamere che monitorano costantemente la superficie marziana, ha permesso l'incredibile scoperta.

I ricercatori dell'Università di Utrecht, guidati dal geologo planetario pescarese Francesco Salese, hanno studiato le immagini, valutando in particolare 24 crateri dell'emisfero nord del pianeta. Qui hanno scoperto che quasi tutti i crateri presentano tracce di antica acqua corrente.

Hanno quindi potuto supporre che un tempo Marte avesse un'enorme rete idrica sotterranea, nascosta tra 4000 e 5000 metri sotto il suolo. I loro risultati sono stati pubblicati sul Journal of Geophysical Research: Planets.

I commenti dello scienziato pescarese

Francesco Salese, in seguito alla clamorosa scoperta, ha rilasciato queste dichiarazioni all'interno di un comunicato stampa: "Il Marte 'originario' era un mondo acquoso, ma quando il clima del pianeta cambiò, questa acqua si ritirò sotto la superficie per formare lagune sotterranee.

[...] Abbiamo dunque trovato la prima prova geologica di un sistema di acque sotterranee su tutto il pianeta Marte".

Dal momento che ogni cratere mostra resti geologici dell'attività idrica tra 4.000 e 4.800 metri di profondità, il team di ricerca ha suggerito l'idea che tutti i crateri possano essere stati collegati dallo stesso sistema idrico.

La scoperta apre nuove porte alla ricerca della vita aliena che un tempo, forse, poteva popolare proprio questi bacini sotterranei. Simili indagini saranno tra gli obiettivi delle missioni future sul Pianeta Rosso, in particolare quella del rover Rosalind Franklin dell'ESA, che dovrebbe atterrare su Marte nel 2020.