L’ha dovuto ammettere anche il questore di Napoli, Antonio De Iesu: in conferenza stampa ha spiegato, rispondendo ad una precisa domanda, che l’arresto del boss della camorra Marco Di Lauro era in qualche modo legato ad un altro fatto di cronaca. Si tratta di un omicidio, che altrimenti sarebbe stato raccontato solo come l’ennesimo grave episodio di violenza domestica a danno di una donna, e che invece ha consentito in qualche modo di porre fine ad una lunga latitanza.

Norina Mattuozzo, di 33 anni, è stata ritrovata morta ieri mattina nella casa della madre, situata al sesto piano di una palazzina di edilizia popolare a Melito di Napoli.

Poco prima il marito, Salvatore Tamburrino, si era presentato in quell’appartamento per poter parlare con la moglie, da cui si era recentemente separato: i due si sono chiusi in una stanza da cui la donna non è mai più uscita.

Prima la fuga, poi la decisione di costituirsi

Dopo un’animata discussione, Tamburrino, ex sorvegliato speciale con forti legami proprio con il clan camorristico guidato dai Di Lauro, è fuggito non prima di aver sparato tre colpi di pistola contro la moglie. L’uomo non si è curato nemmeno della presenza in casa dei due figli della coppia, una ragazza 14enne ed un bimbo di 7 anni. I carabinieri si sono subito messi sulle tracce del responsabile – con numerosi precedenti penali – che sembrava scomparso nel nulla.

Tuttavia, dopo essersi consultato con il proprio avvocato, il pregiudicato, che nel 2007 era miracolosamente sopravvissuto ad un agguato dopo un difficile intervento chirurgico, ha deciso di presentarsi presso la sede della Squadra Mobile a Napoli per costituirsi: ha fornito agli inquirenti la propria versione dei fatti e, successivamente, è stato portato in carcere.

Dalla confessione per il delitto alla cattura del boss Marco Di Lauro

Tuttavia, durante la sua deposizione, deve essere avvenuto qualcosa di importante, che ha portato, in seguito, alla cattura di Marco Di Lauro. Il questore Antonio De Iesu, in conferenza stampa, ha parlato di “un’inusuale fibrillazione” nel lavoro degli inquirenti che ha permesso di identificare l’abitazione in cui era nascosto il ricercato, a capo di uno dei principali clan della camorra: la scoperta sarebbe avvenuta attraverso una serie di “intrecci”.

Quindi Tamburrino, da sempre vicino alla famiglia Di Lauro, avrebbe fornito, esplicitamente oppure in modo involontario, qualche indicazione utile per scovare il covo del latitante. Non si esclude che possa essere stata una telefonata intercettata, fatta dall’omicida subito dopo il delitto, a permettere di risalire al nascondiglio del boss.