Non ha dubbi Fabio Giuffrè sul movente dell’aggressione di domenica scorsa in largo Preneste a Roma, che è costata la vita ad Umberto Ranieri: “Per me è un delitto di stampo omofobo; condivido in pieno i timori di Fabrizio Marrazzo del Gay Center”. Fabio conosceva molto bene il pittore, morto all’ospedale San Giovanni, dopo essere stato colpito con un pugno che gli ha rotto il naso e lo ha fatto cadere all’indietro a terra, dove ha battuto molto violentemente la testa, procurandosi danni irreversibili al cervello. I due erano stati fidanzati, convivendo per un biennio, a partire dal 2005, ed in seguito erano rimasti in ottimi rapporti: nonostante la lontananza, si sentivano spesso sui social.

Non era in Italia quando ha letto sui giornali quello che era accaduto al suo ex: è stato un colpo davvero duro. Adesso ricorda le tante volte che lo aveva rimproverato: “Qui non siamo in Spagna” gli diceva, mettendolo in guardia dal suo atteggiamento spontaneo, che lo portava ad avvicinarsi senza problemi, ma sempre in modo garbato e civile, a chiunque. E forse proprio questo suo modo di fare, normale in altri Paesi, può essergli costato caro.

L’aggressione subita da Umberto Ranieri in casa

L’ex compagno di Umberto, intervistato dal Messaggero, ricorda anche come il pittore, meglio noto come Nniet Brovdi, non avesse mai dato peso alle raccomandazioni; almeno fino ad un brutto episodio, che gli era accaduto qualche anno fa.

Infatti, dopo la fine della relazione, l’artista era stato vittima di un’aggressione in casa, per cui aveva anche presentato una denuncia ai carabinieri.

Quella volta aveva conosciuto un giovane che aveva portato nella sua abitazione, ma ad un certo punto il ragazzo l’aveva picchiato violentemente, probabilmente perché voleva impossessarsi dell’attrezzatura professionale di valore, che l'uomo custodiva nell’appartamento.

Domenica pomeriggio in largo Preneste potrebbe essersi ripetuto un episodio simile.

I carabinieri stanno vagliando tutte le ipotesi

Ma i carabinieri della compagnia Casilina, che indagano sull’accaduto non vogliono sbilanciarsi sul movente del delitto, non escludendo altre piste. In queste ore stanno cercando di rintracciare il gruppo di cinque ragazzi di cui faceva parte il giovane che ha sferrato il micidiale pugno all’artista.

Nonostante l’accorato appello di Filomeno Ranieri, il padre della vittima, rivolto a tutti i testimoni presenti al momento dell’aggressione, affinché si facciano vivi e parlino, sembra essere calato un velo di omertà sulla vicenda.

Qualcuno ha ipotizzato che il pittore posta essere stato aggredito anche per una sua abitudine nota nel quartiere, quella di ripulire lo slargo in cui amava sostare seduto su una panchina a fumare, gettando bottiglie e lattine abbandonate dagli altri avventori.

Forse un rimprovero di troppo al gruppo, per l’immondizia abbandonata, potrebbe aver causato la reazione criminale dell’aggressore. Nel frattempo anche Fabio rinnova l’invito ai testimoni: “Rompete il muro del silenzio”.