I genitori del piccolo Julen, il bimbo di due anni morto dopo essere caduto accidentalmente in un pozzo nei pressi di Totalàn, vicino Malaga, in Spagna, per la prima volta hanno parlato della loro situazione, e lo hanno fatto sull'emittente televisiva iberica Antena 3, al programma Espejo Publico. Jose Rosselò, e sua moglie Victoria, sono apparsi alle telecamere ancora estremamente provati da quanto hanno dovuto subire in quelle due settimane di ricerca del bimbo, trovato poi esanime. In collegamento con lo studio dalla stessa Malaga, i due hanno spiegato che stanno provando ad avere un altro figlio, questo perché avevano fatto una promessa a Julen, quella appunto di dargli un fratellino.
Per la coppia si tratta del secondo lutto in pochi anni, poiché avevano perso già un altro bambino in circostanze tragiche.
La madre de Julen sorprendía esta mañana en @EspejoPublico anunciando que quiere quedarse embarazada: "Ojalá lo esté pronto" ► https://t.co/hFswTCm3p7
— Espejo Público (@EspejoPublico) 27 marzo 2019
L'unico indagato è ancora il proprietario del terreno
Sulla vicenda in questione c'è solo un soggetto che è finito nel registro degli indagati, e si tratta proprio di David Serrano, compagno di una cugina di Josè. Secondo l'accusa, il pozzo nel terreno in questione non era regolare, e non aveva le misure di protezione necessarie ad impedire che qualcuno vi potesse finire accidentalmente dentro.
La coppia ha dichiarato che le dichiarazioni rese da quest'ultimo non corrisponderebbero alla realtà dei fatti. "Non possiamo proibirgli di difendersi, ma non crediamo affatto in quella memoria difensiva" - hanno spiegato i genitori del piccolo. La conduttrice del programma era visibilmente emozionata mentre la coppia esprimeva i propri pensieri su quanto accaduto.
I due si sono anche scagliati contro i soccorritori.
Secondo i genitori soccorsi lenti: 'Ci hanno dato false speranze'
I due coniugi hanno parole durissime nei confronti dell'atteggiamento dei soccorritori, che secondo loro sono stati troppo lenti. Proprio l'uomo indagato, infatti, volendo scagionarsi dalle accuse che gli vengono mosse, aveva puntato il dito nelle scorse settimane proprio contro i soccorritori, e secondo lui e i suoi legali, il bambino sarebbe morto perché avrebbe ricevuto un colpo di piccone in testa o di una sonda calati dagli addetti al soccorso.
Una tesi questa tutta da provare, poiché come ben si sa, i soccorritori hanno fatto di tutto per poter estrarre Julen dal pozzo, lavorando 24 ore su 24. I genitori, precisiamo, non criticano l'operato di questi ultimi, ma sono stati molto delusi perché già quando si era diffusa la notizia che i respiri del piccolo non si sentivano più, i sanitari avrebbero continuato a rassicurargli, mentre loro avevano già perso tutte le speranze. I due stanno cercando di superare in ogni modo il grandissimo trauma che li ha colpiti.