Svolta nel giallo del corpo decapitato, mutilato e dato alle fiamme rinvenuto in un gabbiotto dei rifiuti tra le case popolari della Bovisa, a Milano: ci sono due fermi. E anche se al momento gli inquirenti non danno alcuna conferma, le due persone fermate, entrambe di nazionalità, sarebbero strettamente collegate alle indagini.

Due persone fermate, sono sospettate del macabro omicidio della Bovisa

Il primo fermo sarebbe avvenuto al Terminal 1 della Malpensa durante i controlli di routine per gli imbarchi ai voli internazionali. Il sospetto stava per salire su un aereo destinato in Sud America, avrebbe 40 anni e viveva, ospite di alcuni amici, alla Bovisa, non molto lontano da via Cascina dei Prati dove il cadavere è stato rinvenuto.

Il fermato a Milano non avrebbe né domicilio né residenza. Così come il secondo fermato, un ragazzo di vent’anni che la polizia avrebbe bloccato in pieno centro, a Milano, in modo praticamente quasi contestuale. La loro identità non è ancora stata resa nota. Ma dalle fonti raccolte sul luogo del macabro ritrovamento dove stanno proseguendo i rilievi, fonti di polizia piuttosto autorevoli, i fermi sono assolutamente riconducibili al drammatico fatto di sangue. Entrambi i cittadini colombiani fermati frequentavano la Bovisasca e le case di alcuni connazionali ma non avevano un domicilio italiano.

I primi dettagli sulla vittima: ucciso dopo una litigata?

La vittima sarebbe un uomo, ormai è certo, e dai primi accertamenti sul corpo reso appena riconoscibile dalle fiamme si tratterebbe di un uomo giovane, intorno ai vent’anni.

Gli investigatori lavorano in due direzioni ben precise: un regolamento di conti nell’ambito dello spaccio di droga all’interno del quartiere o una lite per futili motivi, forse anche sentimentali. La vittima sarebbe stata uccisa, fatta a pezzi, chiusa in un trolley e trasportata fino al gabbiotto di via Cascina dei Prati dove gli assassini volevano scaricarlo tra la spazzatura: ma il gabbiotto era chiuso a chiave con un lucchetto che possono aprire solo i residenti.

Quindi il trolley è stato abbandonato appena fuori dalla gabbia metallica e dato alle fiamme con l’aiuto di una tanica da cinque litri piena di benzina e di una bombola di GPL che per fortuna non è esplosa. Il fuoco avrebbe distrutto il trolley e lasciato cadere all’esterno il macabro contenuto che è stato poi rinvenuto dai vigili del fuoco accorsi per spegnere l’incendio dopo una chiamata di un abitante della zona.

Ora tutta la zona è presidiata e cintata mentre il cadavere è stato affidato alle analisi della dottoressa Cristina Cattaneo, la scienziata delle ossa, la specialista dell’Università di Milano che in passato ha risolto casi eclatanti come quelli di Yara Gambirasio, Elisa Claps, Serena Mollicone, occupandosi anche del caso di Stefano Cucchi fu lei la prima a ipotizzare la sua terribile fine sostenendo che era morto per le botte e la fame e aprendo di fatto l’inchiesta che ha portato sotto accusa alcuni carabinieri che lo avevano fermato. Ci vorrà del tempo per dare al cadavere un nome e per chiarire definitivamente com’è morto sempre che le due persone fermate – intorno alla cui identità vige il massimo riserbo – non decidano di parlare e di collaborare.