Uno 'scherzo' che Jan Karbaat, medico specialista nella fertilità, uno dei uno dei pionieri olandesi della fecondazione assistita, ha fatto, ovviamente all'insaputa di donne e genitori, almeno 49 volte: tanti sono i suoi figli biologici finora accertati grazie alla prova del Dna. La folle storia ha sconvolto l'Olanda: lo specialista ha aiutato moltissime donne ad avere figli, ma ha usato il suo seme di nascosto scambiandolo con quello di donatori prescelti per la fecondazione assistita. Non risponderà davanti a nessun tribunale di ciò che ha commesso perché è deceduto nel 2017.

Scandalo alla clinica della fertilità

In Olanda era molto conosciuto per essere il fondatore e direttore di una clinica della fertilità a Barendrecht, piccola città a Sud di Rotterdam. A lui si sono rivolte tante donne e coppie per avere prole. Mai nessuno avrebbe potuto però immaginare che fosse andato ben oltre il suo ruolo medico, utilizzando, ovviamente a insaputa degli interessati, il suo sperma al posto di quello dei donatori scelti dalle famiglie per la fecondazione assistita. Questa 'bravata' non è stata commessa una sola volta, bensì almeno 49. Lo ha reso noto Defence for Children, organizzazione che rappresenta le famiglie al centro dello scandalo, dopo che lo scorso venerdì un tribunale ha ufficialmente dichiarato che 49 individui, nati per lo più negli anni '80, sono fratellastri e progenie diretta del medico.

La verità, presto o tardi viene sempre a galla: per quanto Karbaat avesse magistralmente falsificato documenti e inventato falsi profili per coprire le sue donazioni improprie, è stato 'tradito' proprio dal frutto della sua 'creazione': i visi di alcuni bambini, poi diventati adulti, mostravano forti quanto sospette somiglianze con lui.

Una circostanza anomala che ha indotto qualcuno a rivolgersi alla giustizia: alle prime famiglie più intraprendenti, se ne sono aggiunte via via altre, finché i risultati dei test del Dna realizzati in un ospedale a Nimega e resi noti venerdì scorso dai giudici olandesi, hanno confermato che Jan Karbaat è il padre biologico dei 49 che hanno portato avanti la causa.

Tra loro c'è chi come Joey Hoofdman è soddisfatto almeno di aver messo fine alla ricerca della sua vera identità che lo ha impegnato 11 anni. E tanti come lui, dopo anni di incertezza, possono ora finalmente uscire da una condizione di dubbio e cominciare ad accettare l'idea che sono discendenti di Kaarbat. I giudici, infatti, hanno ordinato che i prelievi di Dna effettuati su alcuni effetti personali del medico dovessero essere messi a disposizione delle famiglie investite dal problema e hanno autorizzato i test di paternità.

'Stranezze' mediche

La parola fine al caso arriva però tardi: il medico è deceduto nel 2017. Ma prima di morire all'età di 89 anni, Jan Karbaat avrebbe ammesso di aver avuto circa una sessantina di figli negli anni in cui aveva lavorato alla clinica chiusa nel 2009, manco a dirlo, per irregolarità.

Ammissione che era arrivata dopo che erano state riscontrate incongruenze nelle somiglianze di bambini nati con la fecondazione artificiale rispetto ai donatori: per esempio, uno aveva gli occhi azzurri anche se la madre aveva scelto un donatore con occhi marroni. Oppure c'erano bambini che avevano una somiglianza imbarazzate con Karbaat. Per questo, presunti figli e famiglie, avevano intentato un'azione giudiziaria per ottenere il Dna del medico che la vedova però si era rifiutata di fornire in nome del diritto alla privacy. Diritto non ammesso dai giudici, che invece hanno fatto valere il diritto fondamentale alla conoscenza delle proprie origini.

Karbaat potrebbe avere molti più figli sparsi ovunque, anche 200, perché dall'Olanda, paese che ha il primarto nell'esportazione di seme per l'eterologa, lo sperma depositato nella sua clinica veniva inviato agli ospedali di mezzo mondo.

Perché il medico l'abbia fatto, non l'ha rivelato: forse una mania di onnipotenza, un desiderio di replicarsi all'infinito. Talvolta professioni mediche e paramediche, possono giocare brutti scherzi: appena qualche giorno fa un'infermiera africana ha ammesso di aver scambiato i bambini nelle culle migliaia di volte. Si è decisa a parlare per alleggerirsi la coscienza in punto di morte.