A dare l'ultimo saluto a 'Grisù', come era soprannominato perché, al pari del draghetto di un celebre cartone animato, a due anni e mezzo era certo di voler fare il pompiere, c'erano proprio i suoi amati vigili del fuoco che gli accendevano il sorriso appena li vedeva. Tra le centinaia di persone intervenute questo pomeriggio alle 15:00 nella chiesa di Santa Maria Assunta di Piedimonte San Germano, paese nel frosinate, per dare l'ultimo saluto al piccolo Gabriel Feroleto, si notava l'assenza dei genitori.

Padre e madre, Nicola Feroleto di 48 anni, e Donatella Di Bona, di 29, si trovano entrambi in carcere dopo il tragico mercoledì 17 aprile in cui il loro angioletto biondo è morto.

Sono accusati di omicidio volontario aggravato in concorso del figlio. Gabriel sarebbe stato soffocato dalla madre, ma al brutale crimine avrebbe partecipato, secondo modalità che sono oggetto d'indagine, anche suo padre con cui Donatella aveva avuto una relazione.

Commozione e dolore ai funerali di Gabriel

Tra palloncini bianchi e azzurri, fiori bianchi ovunque e sirene dei vigili del fuoco di Frosinone, il feretro bianco del piccolo Gabriel a bordo di un carro funebre è arrivato dall'obitorio dell'ospedale Santa Scolastica di Cassino, dove era stata allestita la camera ardente dopo l'autopsia, alla chiesa di Santa Maria Assunta di Piedimonte San Germano per le esequie. Il carro funebre è passato per Volla, la frazione dove Gabriel abitava con la mamma, la nonna e la bisnonna, e dove la sua vita è stata stroncata.

A dargli l'ultimo saluto tra la folla commossa di compaesani, c'erano la nonna materna, Rocca Di Branco, distrutta dal dolore, lo zio Luciano, ed altri parenti. Non i genitori, le persone che più di ogni altro essere al mondo avrebbero dovuto proteggerlo e ora invece sono rinchiusi in carcere con l'accusa di averlo ucciso. Donatella Di Bona, rinchiusa nella sezione femminile del penitenziario romano di Rebibbia, aveva chiesto di poter essere presente ai funerali del figlio ma per ragioni di opportunità e di ordine pubblico, non ha ottenuto il permesso dai giudici.

Il padre di Gabriel, Nicola, si trova invece nel carcere di Cassino.

La celebrazione, officiata dal parroco, don Antonio Martini è durata circa mezz'ora. Dopo la lettura del Vangelo, non c'è stata omelia, ma alla fine della cerimonia funebre il sindaco di Piedimonte, Gioacchino Ferdinandi, ha tenuto un discorso per manifestare il rimorso della comunità locale di aver sottovalutato una situazione che evidentemente avrebbe richiesto mobilitazione di persone ed istituzioni.

E per onorare la memoria di Gabriel, ha chiesto alla comunità d'impegnarsi a non essere mai più distratta o indifferente.

Indagini, crollato l'alibi di Nicola Feroleto

In un quadro investigativo che ha continui colpi di scena, tra ipotesi e indiscrezioni, la certezza è che l'alibi che aveva tentato di crearsi il padre del piccolo Gabriel è miseramente crollato: le intercettazioni ambientali nella sala d'attesa della caserma dei carabinieri di Cassino prima di essere ascoltato, hanno fatto emergere che l'uomo aveva cercato la complicità della compagna ufficiale Anna Vacca, con cui ha un altro figlio, per giustificare la sua assenza tra le 14:00 e le 15:30 di quel 17 aprile, l'orario in cui sarebbe stato commesso l'omicidio di Gabriel, morto soffocato.

La donna poi, sentita dai carabinieri, ha confutato il falso alibi di Feroleto.

Intervistata, la compagna ha inoltre chiarito che l'uomo quel giorno è tornato a casa nel vicino paese di Villa Santa Lucia, solo alle 15:30, poi avrebbe cambiato auto per tornare sul luogo. Ad inchiodarlo anche la testimonianza di una vicina che ha indicato la sua auto in zona in quell'ora, le stesse ammissioni, poi ritrattate, di Donatella. Feroleto, che ha cambiato versione dei fatti ben quattro volte, arrestato due giorni dopo la sua amante, resta in carcere.

La madre di Gabriel aveva dapprima raccontato che il figlio era stato investito da un'auto, per poi confessare di averlo ucciso lei perché piangeva. Ma la storia a una settimana dall'omicidio, è tutt'altro che chiusa: in assenza di un movente plausibile, dopo l'arresto di entrambi, resta ancora da chiarire se il piccolo sia stato ucciso solo dalla madre, o anche dal padre, o se l'uomo non abbia fatto nulla per evitare che accadesse.

Da definire anche il luogo del delitto: se nella stradina di campagna di fronte alla casa a Volla, o nell'abitazione. I risultati degli esami autoptici potranno rendere giustizia all'angioletto biondo e sorridente, atrocemente strappato alla vita.