L'autopsia ha confermato che è morto soffocato, ma l'omicidio del piccolo Gabriel è ancora un mistero: l'atroce delitto del bimbo di appena due anni e mezzo, è ad oggi privo di un plausibile movente. Il padre resta recluso: ieri il gip ha firmato l'ordine di custodia cautelare in carcere, ma rimangono da accertare dove e quando il figlio sia stato ucciso, e il ruolo avuto dal padre che ieri, dopo aver cambiato nuovamente versione, si è dichiarato estraneo ai fatti.
È più difficile del previsto ricostruire cosa sia accaduto mercoledì 17 aprile a Volla, frazione di Piedimonte San Germano, paese del frosinate, dove il bambino abitava con madre, nonna e bisnonna in un tugurio ora sequestrato.
L'ultima ipotesi investigativa è che 'Grisù', così era soprannominato, sia stato ucciso dalla madre in casa per poi essere scaricato dal padre in una stradina di campagna adiacente.
Omicidio del piccolo Gabriel, caso irrisolto
Ha cambiato versione più volte, l'ultima ieri, lunedì dell'Angelo, interrogato nuovamente dal gip Salvatore Scalera nel carcere di Cassino dove è rinchiuso, nel corso dell'udienza di convalida del fermo. Nicola Feroleto, camionista di 48 anni, chiamato a rispondere di concorso aggravato nell'omicidio del figlio, è apparso confuso e incoerente. Alla presenza del suo difensore, l'avvocato Luigi D'Anna che si è detto pronto a chiedere una perizia psichiatrica per l'assistito, ha risposto a tutte le domande del gip per respingere ogni responsabilità: ha ritrattato precedenti versioni dei fatti, per concludere che lui non c'era quando il figlio è stato ucciso.
Per la Procura, invece, l'uomo sarebbe stato presente mentre Donatella Di Bona, 29 anni, madre di suo figlio, avrebbe strangolato Gabriel perché piangeva, e non avrebbe fatto nulla per impedirlo.
Il gip non ha convalidato il fermo ma solo per una questione strettamente tecnica, non c'è il pericolo di fuga, e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare, come già fatto nei confronti di Donatella Di Bona che dallo scorso giovedì si trova nella sezione femminile del carcere di Rebibbia, guardata a vista nel timore possa commettere azioni autolesionistiche.
Intanto si svolgeranno domani alle 15:00 nella chiesa di Santa Maria a Piedimonte San Germano i funerali del piccolo, mentre il sindaco, Gioacchino Ferdinandi, ha proclamato il lutto cittadino.
Gabriel forse ucciso altrove
Nell'ultima versione fornita al gip, Feroleto, già padre di tre figli e separato dalla prima moglie, ha sostenuto che il pomeriggio dello scorso mercoledì si trovava con il figlio di 15 anni avuto dalla compagna ufficiale con cui convive dal 2006 a Villa Santa Lucia, paese distante pochi chilometri da Piedimonte.
Ma un'intercettazione ambientale fatta presso la sala d'attesa della caserma di Cassino dopo la morte del bambino, lo smentirebbe: Feroleto, in quella circostanza, avrebbe chiesto alla convivente che era con lui di mentire per potersi creare un alibi.
Inoltre, un testimone l'avrebbe visto in località Volla fin dalla mattinata: lui stesso aveva detto in un primo interrogatorio, poi ritrattato, di essere stato con Donatella fino alle 14:00. Forse l'orario dell'omicidio va anticipato di qualche ora, sarebbe avvenuto non alle 16:00 ma alle 14:00, e forse potrebbe essere avvenuto in un luogo diverso da quello in cui la madre ha dato l'allarme. In attesa di definire il movente, non basterebbe a spiegare l'omicidio il contesto degradato dove è avvenuto.
Era stata proprio Donatella, una volta fermata, a tirare in ballo Nicola Feroleto per poi assumersi tutta la responsabilità del crimine.
Sindrome di Medea, donne che uccidono i figli
Nel mito, Medea per vendicarsi dell'abbandono del suo sposo Giasone, uccide i figli. La sindrome di Medea, secondo la definizione della psichiatria forense, unificherebbe casi clamorosi che hanno sconvolto e diviso l'opionione pubblica in cui protagoniste sono donne assassine.
Anna Maria Franzoni, condannata per aver ucciso nel 2002 il figlio di tre anni, Samuele Lorenzi, dopo aver scontato la sua pena è tornata ad essere una cittadina libera in anticipo per buona condotta. Sostenuta dalla famiglia, si è sempre dichiarata innocente.
Altro caso, spesso assimilato al delitto di Cogne è l'infanticidio di Santa Croce in Camerina, nel ragusano. Unica imputata di omicidio e occultamento di cadavere del figlio Loris, di otto anni, Veronica Panariello si è proclamata più volte innocente. Nel 2018, è stata condannata dalla Corte d'Assise di Appello di Catania, che ha confermato il verdetto di primo grado, a 30 anni di reclusione.