Ieri a Casal Bruciato durante il trasferimento di una famiglia rom in una casa assegnatale legittimamente, un ragazzo ha gridato frasi oscene alla donna fino ad arrivare ad una esplicita minaccia di violenza sessuale. Casapound ha tentato di prendere le distanze da questo comportamento così terribile, ma sembra che quel giovane che ha inveito violentemente contro la mamma rom sia proprio un esponente del noto movimento di estrema destra.

Il ragazzo delle minacce è di Casapound

Durante la rivolta che si è verificata ieri a Casal Bruciato, fra i vari insulti diretti ad una madre ed ai suoi figli per una assegnazione legittima di una casa, un ragazzo ha gridato, fra le altre oscenità rivolte alla donna, fra cui “li vogliamo bruciati”, anche una minaccia di violenza sessuale.

Dal momento che la rivolta è stata guidata da Casapound, il movimento di estrema destra inizialmente si è dissociato da quel comportamento affermando che quelle parole orribili provenivano direttamente da qualche abitante esasperato, un “semplice sfogo” che è arrivato da una persona arrabbiata. Questa persona che ha gridato questo eccessivo “sfogo”, se così si può definire, sembra però essere molto vicino agli ambienti di Casapound, al punto da essere molto attivo nell'organizzazione di queste manifestazioni. Dal video della protesta che poi è stato diffuso dallo stesso partito, il ragazzo che ha urlato alla donna “Ti stupro” ha indosso un giubbotto con la salamandra, ovvero il simbolo del nucleo della protezione civile di Casapound, ed era perfino accanto al responsabile del partito del V municipio, Giuseppe Di Silvestre.

Questa semplice dimostrazione quindi smonta definitivamente la “teoria” che il partito stesso ha sollevato per potersi salvare la faccia di fronte ad una delle minacce più terribili con cui può essere ricattata una donna. La donna è poi stata scortata in casa dalle forze dell'ordine, insieme alla sua famiglia. Per far fronte a questa ondata di discriminazione violenta oggi alle 16 ci sarà una manifestazione per dimostrare solidarietà alla famiglia.

La famiglia rom è scappata dalla guerra in Bosnia

Questa famiglia è arrivata in Italia negli anni '90 per sfuggire dalla guerra che stava dilaniando la Bosnia. Il capofamiglia Imed e sua moglie hanno poi avuto i loro 12 figli qui in Italia ed ora finalmente è stata assegnata loro una casa popolare tramite una domanda regolare, ma nel frattempo questa famiglia ha dovuto subire angherie di ogni genere e ha dovuto vivere nel campo rom “La Barbuta”. Di fronte a tutta questa sofferenza, i neofascisti di Casapound sono soltanto una piccola goccia, ma comunque decisamente molto disturbante.