Respinta la richiesta della difesa di Cesare Battisti di ridurre la pena detentiva dall'ergastolo a 30 anni di carcere: la Corte d'Assise d'Appello di Milano non perdona. Battisti rimarrà in carcere, ma tra pochi anni potrà richiedere l’applicazione dei permessi premio.

Ergastolo confermato a Cesare Battisti: la decisione della Corte d'Assise d'Appello di Milano

Negata la richiesta di riduzione della pena avanzata dalla difesa: l'ex terrorista del gruppo Pac (Proletari Armati per il Comunismo), arrestato questo gennaio dopo 37 anni di latitanza, resta in carcere senza se e senza ma.

La difesa ha chiesto la riduzione della pena a 30 anni basandosi sull'accordo di estradizione italo-brasiliano che è stato raggiunto - non senza fatica e non certo in tempi rapidi - poco prima che Battisti si allontanasse volontariamente dal Brasile fuggendo in Bolivia, dove è stato successivamente arrestato dalle autorità competenti. Per tale motivo i giudici di secondo grado hanno ritenuto invalido l'accordo di estradizione invocato dalla difesa, respingendo la richiesta della stessa.

Il provvedimento dei giudici prevede che toccherà al magistrato di sorveglianza valutare le modalità e i tempi con cui l'ex latitante potrà godere dei benefici penitenziari. Tra questi, il primo beneficio potrebbe essere quello della liberazione anticipata, in ogni caso sarà consentito chiedere permessi premio e misure alternative alla detenzione, in considerazione dei sei anni già scontati dall'uomo all'estero.

Battisti, ex terrorista mai pentito

Cesare Battisti viene arrestato il 12 gennaio 2019 dall’Interpol in Bolivia, la quale ha fin da subito annunciato la volontà di volerlo consegnare direttamente all’Italia. Arrivando nella terra natia direttamente da Santa Cruz e non essendovi alcuna competenza brasiliana, l’accordo di estradizione italo-brasiliano ed ogni pretesa avanzata dai legali dell’ex terrorista sono nulli: per il latitante è finalmente giunta l’ora di scontare l’ergastolo in Italia.

Un paio di mesi dopo l’arresto, Cesare Battisti ammette di essere colpevole dei quattro omicidi per cui già nel 1991 venne condannato all’ergastolo anche dalla Cassazione. Gli omicidi commessi da lui e dal suo gruppo sovversivo portarono alla morte del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro nel 1978 e dell’agente della Digos Andrea Campagna nello stesso anno, concludendo con quelli del commerciante Lino Sebbadin e del gioielliere Pierluigi Torregiani l'anno successivo, nel 1979.

Nonostante l’ammissione di tutti gli addebiti, degli omicidi, dei tre ferimenti, di rapine e furti per autofinanziamento, nelle parole dell’ex terrorista non si rinviene alcun pentimento correlato alle canoniche scuse rivolte ai parenti delle vittime.

Quasi giunti forse al capitolo finale della saga Battisti

Dopo i delitti, la fuga, quasi quarant’anni di latitanza, dopo la confessione, la condanna all’ergastolo e la conferma allo stesso, siamo davvero quasi giunti alla fine della saga di Cesare Battisti? I legali dell’ex terrorista hanno già annunciato un ricorso in Cassazione per la decisione assunta dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, aspettiamo dunque quello che potrebbe essere definito l’ultimo capitolo di questa intricata e, quasi, infinita vicenda.