Con il procedere dell'inchiesta "Angeli e Demoni" sugli affidi a Reggio Emilia, si sta delineando un profilo sempre più articolato della vicenda. Tutto ciò ha spinto alcuni esponenti politici, tra cui Giorgia Meloni (e prossimamente Matteo Salvini) a recarsi direttamente a Bibbiano (in provincia di Reggio Emilia) terra dello scandalo, per chiedere che sia fatta giustizia per tutti i minori coinvolti, vittime innocenti di un losco giro di affari.
Il ricco giro degli affidi a discapito dei minori
Il giro degli affidi in Italia scoperto in seguito al "fattaccio" di Reggio Emilia sarebbe molto più "ricco" di quanto si possa pensare.
E molto più "ombroso".
È stata Giorgia Meloni a rivelare l'entità del giro d'affari che ogni anno, in Italia, coinvolgerebbe il tema degli affidi: "Nessun bambino può essere tolto a una famiglia per motivi di povertà", ha affermato la presidente di Fratelli d'Italia. Dare in affido questi minori comporterebbe, infatti, "cifre da capogiro", molto più alte di quelle che servirebbero per mantenere gli stessi bambini a casa loro, erogando un sostegno alle famiglie naturali.
Il giro d'affari? Presto detto. Stando a quanto riportato da Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami (Associazione matrimonialisti italiani) si stima che, lungo lo "stivale", i bambini in affido siano almeno 50mila, con costi che raggiungono agevolmente il miliardo e mezzo l'anno, come ha sottolineato anche Giorgia Meloni.
Lo stesso Gassani già anni addietro aveva sollevato il problema, definendo un "business pazzesco" quello degli affidi nel Belpaese.
Da Bibbiano si chiede giustizia. Una giustizia che debba passare anche dalla regolamentazione degli affidi in Italia. Al momento, infatti, non esiste neppure un registro dei minori affidati, a differenza degli altri Stati occidentali.
La presidente di Fratelli d'Italia dalla cittadina emiliana ha chiesto che venga istituita una "commissione d'inchiesta ad hoc" oltre che una maggiore attenzione al monitoraggio di "ogni singolo caso dei 50mila bambini tolti alle famiglie in Italia con un giro di soldi di un miliardo e mezzo".
Ogni bambino in affido 'renderebbe' fino a 200 euro al giorno
Il presidente dell'Ami, Gian Ettore Gassani, aveva già fatto luce sul giro d'affari che si abbatterebbe sulla pelle dei bambini: un business pazzesco con cifre da capogiro che partirebbero da 100 euro fino a raddoppiare a 200 euro al giorno. In un girotondo folle, dal sapore tutto italiano.
A tutto ciò si accompagna anche l'invito della Meloni a costituire, in ciascun tribunale, una "sezione speciale dedicata alle famiglie" al fine di prendere in mano le redini del problema e di procedere verso soluzioni meno dispendiose che tutelino il benessere dei bambini all'interno delle relative famiglie naturali. Nell'inchiesta "Angeli e Demoni" sarebbero coinvolte ben 30 persone tra Reggio Emilia e Torino con l'accusa di aver tolto indebitamente dei minori alle loro famiglie d'origine a scopo di lucro.
"Nelle favole ci sono gli orchi che mangiano i bambini - ha affermato l'ex ministra per la gioventù che dalla fantasia ha portato la vicenda alla realtà - Qui ci sono quelli che ci mangiano sopra".
Il finto sistema di rimborsi falsi della Val d'Enza
La vicenda di Bibbiano risulta grave e fuori dalla normalità, stando a quanto si evince dalle prime fasi dell'indagine. A quanto pare, il giro di soldi all'interno dei Centri avveniva in maniera "circolare" a beneficio degli specialisti e a discapito dei minori.
I tre specialisti del centro Hansel e Gretel piemontese collegato a quello della Val d'Enza, coordinato da Federica Anghinolfi, prestavano la loro opera in maniera gratuita all'interno della struttura pubblica "La Cura".
Il guadagno, però, sarebbe stato garantito da una rete perfettamente collaudata che avrebbe consentito di intascare, in maniera rocambolesca, rimborsi non dovuti, come emerso dall'inchiesta.
In sostanza, i Servizi Sociali avrebbero incaricato i genitori affidatari di avvalersi di sedute private di psicoterapia nelle strutture consigliate. Qui la fattura della prestazione emessa sarebbe stata pagata a proprio nome. In questo modo, i genitori che avevano ottenuto in affido un minore ogni mese ricevevano i soldi in forma di "rimborso" grazie ad una finta causale di pagamento. Il condizionale è d'obbligo e le indagini proseguono.
Inoltre le tariffe dei terapeuti risulterebbero pesantemente "fuori mercato".
La prestazione fornita dagli specialisti, infatti, pare costasse ben 135 euro a fronte di un prezzo di mercato di circa 60/70 euro. E pensare che l'Asl di Reggio Emilia avrebbe potuto offrire lo stesso servizio gratuitamente, cosa che però non è successa e che ha provocato un danno alla Pubblica amministrazione di 200mila euro.
Con lo stesso sistema sarebbero stati anche falsificati i bilanci dell'Unione dei Comuni della Val d'Enza coinvolti nella triste vicenda.