Nella mega indagine di Reggio Emilia sugli affidi illeciti la questione “Angeli e Demoni” pare espandersi a macchia d’olio. A farne le spese bambini indifesi che sarebbero stati strappati alle famiglie naturali con bugie, coercizioni e manovre vessatorie. Oltre ad obbligare gli assistenti sociali a redigere e firmare verbali in cui si attestava il falso.

Falsità e privilegi negli affidi illeciti di Reggio Emilia

A tenere le fila di questa truffa sociale a discapito dei minori sarebbe stata Federica Anghinolfi, a capo del del Centro di Reggio Emilia coinvolto nell’inchiesta.

Dirigente dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni di Val D’Enza, 57 anni, omosessuale dichiarata, attivista nel mondo gay per la lotta in favore delle adozioni alle coppie omosessuali, la donna è accusata di aver praticato il “lavaggio del cervello” ai bambini con il supporto dell’assistente sociale Francesco Monopoli.

Secondo quanto riportato da Il resto del Carlino, la donna avrebbe obbligato gli assistenti sociali a redigere e firmare verbali farlocchi, in cui si attestava il falso sullo stato familiare o al contesto abitativo d’origine dei bambini. I bambini così strappati alle famiglie naturali, sarebbero stati affidati a coppie omosessuali selezionate direttamente dalla dirigente stessa.

Pare, infatti, fosse proprio lei a decidere a chi affidare i bambini, arrogandosi anche la facoltà di raddoppiare il contributo di affido fino a raggiungere 1200 euro in più rispetto al previsto. Influenzata dal suo orientamento omosessuale e dalle sue liason sentimentali, avrebbe direzionato l’affido verso coppie gay stabilendo anche verso quali psicoterapeuti indirizzare i bambini appena strappati alle famiglie naturali.

Orientamento sessuale imposto a bambini strappati alle famiglie naturale e affidati a coppie omosessuali

Sarebbe accaduto anche questo nel baby-lager di Reggio Emilia. Una follia dai risvolti tetri sui cui disegnare un falso arcobaleno. Gli inquirenti hanno provato che Federica Anghindolfi ha avuto una relazione con un’altra indagata, Fadia Bassmaji.

A quest’ultima, insieme alla nuova compagna Daniela Bedogni, indagata, è stata data in affido una bambina.

Secondo l’ordinanza, le due donne avrebbero imposto un orientamento sessuale precoce alla bambina di pochi anni d’età, vietandole tassativamente di lasciarsi i capelli sciolti. La coppia omosessuale avrebbe ritenuto questa libertà della piccola un gesto di vanità e, addirittura, un “richiamo appetibile per i maschietti” a scuola.

Il GIP ha definito il comportamento delle due donne come un “comportamento ideologicamente e ossessivamente orientato” che ha fatto suonare il campanello delle indagini anche nel mondo LGBT. Il procuratore reggiano Marco Mescolini, già avvezzo a indagini particolarmente impegnative, relativamente a quest’ultima ha affermato di essere davanti ad un’inchiesta “umanamente devastante”.