Non finiscono i guai per Antonio Ciontoli, condannato per l'omicidio di Marco Vannini: l'uomo è adesso indagato per minaccia aggravata. Giovedì 18 luglio il sottufficiale della Marina è stato convocato dai carabinieri, presso la caserma di via Sangallo a Citivavecchia, dove ha dato la sua versione per l'accusa di minacce da parte di un cittadino fatta durante una testimonianza in tv.

Nuove accuse da parte di un cittadino per Antonio Ciontoli

In un'intervista ad Anna Boiardi, giornalista di Quarto Grado, un sessantenne ha raccontato uno spiacevole accaduto sulla via Aurelia risalente all'estate 2014, quando per una trentina di secondi la sua macchina venne stata abbagliata da dietro da un'auto che voleva tagliarli la strada: il malcapitato accostò sul ciglio della strada e, abbassato il finestrino per chiarire la situazione, si trovò davanti Antonio Ciontoli che gli puntava una pistola.

La testimonianza dell'automobilista è stata registrata nei mesi scorsi e il riconoscimento da parte del sessantenne è stato facilitato dalla tv.

Le parole del testimone hanno spinto la magistratura ad aprire un'indagine che chiarisca la situazione che vede coinvolto il sottufficiale della Marina e nella giornata di ieri, 18 luglio, Antonio Ciontoli è stato interrogato per oltre due ore. Ancora oscure le spiegazioni che ha fornito ai carabinieri nel corso del lungo colloquio.

La difesa degli avvocati

Ciontoli era finito sulle pagine di cronaca per aver dichiarato di essere stato il colpevole dell'omicidio del ragazzo di sua figlia, Marco Vannini. Il sottufficiale è stato condannato in secondo grado a 5 anni di reclusione.

Di poche settimane fa la sua intervista a Franca Leosini, con la quale ha tentato di spiegare le ragioni che lo hanno spinto ad occultare l'errore per il quale sarebbe morto il povero Vannini. Nel corso del colloquio, l'uomo ha lamentato il cambiamento che l'avvenimento avrebbe arrecato a sua moglie e ai figli Martina e Federico.

Su questa linea hanno insistito gli avvocati difensori, Mirola e Messina, sostenendo che quanto dichiarato dall'automobilista sessantenne sia parte della persecuzione mediatica della quale i Ciontoli sarebbero diventati vittime. Si è subito proceduto ad una denuncia per diffamazione nei confronti del guidatore intervistato.

Secondo i legali, l'uomo avrebbe dovuto agire solo nelle sedi opportune senza rilasciare dichiarazioni in programmi televisivi.

Solo qualche giorno fa, il blog che porta il nome di Antonio Ciontoli era finito sotto i riflettori perché aveva pubblicato dati sensibili della famiglia Vannini che ha prontamente sporto denuncia ai carabinieri.