Sta facendo molto discutere la vicenda dei due cardiochirurghi dell’ospedale San Raffaele di Milano che hanno contratto il morbillo. La notizia è stata resa nota solo giovedì scorso, anche se il primo caso potrebbe risalire a qualche settimana prima. Molto probabilmente uno dei due medici è stato infettato dal figlio, mentre per il secondo la stretta vicinanza con il collega è stata decisiva. La struttura sanitaria ha immediatamente avviato le misure di profilassi post-esposizione nei confronti di tutto il personale e dei pazienti che sono entrati in contatto con i due specialisti.

Si spera di non registrare altri casi di questa malattia, altamente contagiosa, che si trasmette a partire da tre giorni prima dalla manifestazione dei sintomi ed ha un periodo di incubazione di poco inferiore alle due settimane.

I casi di morbillo tra gli operatori sanitari

A quanto pare il primo chirurgo non era vaccinato, a differenza del secondo a cui erano state somministrate due dosi di vaccino, in conformità con le raccomandazioni ministeriali; tuttavia purtroppo è rientrato in quel 2% di casi di persone che si ammalano ugualmente. È impressionante notare come, anche di fronte ad un riacutizzarsi delle epidemie di morbillo, ci possano ancora essere medici non vaccinati. Le statistiche dicono che nel 2019 circa il 6% degli episodi di infezione (65 su 1.096) abbia riguardato operatori sanitari che inevitabilmente hanno messo a rischio la vita dei pazienti, già indeboliti dalle loro patologie.

Fenomeno ancor più grave in Lombardia, terza regione in Italia per numero di malati di morbillo accertati, 302, che corrispondono a 72 contagi ogni milione di persone. Purtroppo però non si sa quanti siano i medici non vaccinati, né sono mai state adottate misure di prevenzione.

La difesa della direzione sanitaria del San Raffaele

Le direzione sanitaria dell’ospedale San Raffaele, di fronte alle prime accuse di aver sottovalutato il problema, ha fatto sapere di aver rispettato tutte le procedure. Un’indagine sierologica è stata condotta su quei pazienti che si sono rapportati con i due cardiochirurghi.

Per fortuna tutti sono risultati immuni da rischio, salvo sorprese, perché colpiti dalla malattia in passato o vaccinati di recente. Al momento non dovrebbero esserci pericoli. “Nel nostro nosocomio – hanno spiegato i responsabili – portiamo avanti una rigida politica di controllo per tutto il personale, compresi gli studenti universitari, che riguarda malattie come varicella, parotite e rosolia, oltre al morbillo”. A tutti coloro che non sono immuni è raccomandata la vaccinazione; ma, nonostante queste misure di prevenzione, si sono registrati due casi, proprio in uno dei reparti con i pazienti più fragili come quello di cardiochirurgia.