Nonostante la condanna definitiva all'ergastolo della Cassazione del 12 ottobre del 2018, si continua a parlare di Massimo Bossetti, ritenuto dalla giustizia l'autore dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio.

Massimo Bossetti, detenuto ora al carcere di Bollate di Milano, avrebbe recentemente ricevuto una visita da una persona che si è spacciata per Cesare Marini, un consulente informatico della Procura di Brescia. L'uomo si è presentato presso il carcere milanese e ha ottenuto un colloquio con Bossetti. Il vero Cesare Marini ha sporto quindi denuncia verso questa persona dall'identità ancora misteriosa, negando di essere mai andato a fare visita al muratore di Mapello.

Bossetti e il colloquio con il falso consulente

Secondo quanto riportato dall'Ansa l'uomo spacciatosi per il consulente, durante la visita a Massimo Bossetti gli avrebbe proposto una differente linea difensiva e gli avrebbe anche paventato nuovi scenari in merito al DNA. Esso, secondo quanto riportato dagli atti processuali che hanno portato alla condanna definitiva di Massimo Giuseppe Bossetti, sarebbe la prova regina su cui si è basato l'impianto accusatorio.

I carabinieri hanno aperto un'inchiesta in merito alla persona misteriosa che avrebbe usato una falsa identità per riuscire a parlare con Bossetti in carcere. Su quanto accaduto non si sono ancora pronunciati i suoi avvocati difensori.

Non più tardi di qualche giorno fa, l'avvocato Claudio Salvagni, durante la partecipazione ad un programma televisivo su Telelombardia, condotto da Marco Oliva, aveva parlato dello stretto rapporto che oramai lo lega a Massimo Bossetti e alla loro intenzione di scrivere un libro sulla vicenda, per poter spiegare il loro punto di vista sul caso.

La PM Ruggeri sotto procedimento disciplinare

Il 18 settembre era tornata alle cronache anche la allora pm Letizia Ruggeri, che aveva indagato, nell'ormai lontano 2010, sulla scomparsa e poi sulla morte della giovane ginnasta Yara Gambirasio. La pm è ora sotto procedimento disciplinare per aver partecipato ad un docufilm sul caso Gambirasio, andato in onda su Sky nel 2017.

L'accusa a lei rivolta è quella di aver violato il dovere di riservatezza. Il documentario, infatti, è stato girato mentre era ancora in corso il primo grado del processo. Per questa accusa circa un anno fa venne chiesta l'archiviazione dal Pg Riccardo Fuzio. Di diversa opinione, evidentemente, è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha invece coinvolto il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura). Le accuse rivolte alla pm parlerebbero anche di aver “utilizzato un canale informativo privilegiato per sostenere, anche sul piano mediatico, la sua azione, in assenza di ragioni istituzionali". La pm Letizia Ruggeri per ora non ha voluto commentare la notizia.

La smentita del Ministero

La smentita è arrivata nel pomeriggio dal ministero della Giustizia, che ha precisato che non c'è stato ''nessun incontro e nessun colloquio'' tra Bossetti e il falso perito. Inoltre, il Ministero ha sottolineato che la smentita è stata rilasciata dopo che sono state effettuate ''opportune verifiche e accurati controlli'' all'interno della struttura penitenziaria di Bollate, dove Bussetti è detenuto.