Una condanna a vent'anni di carcere con rito abbreviato è la decisione del giudice nei confronti del 35enne che aveva ucciso il suocero di 63 anni, accusato di aver abusato della sua nipotina, figlia dell'omicida. A costituirsi, anche un complice che lo aveva accompagnato in motorino e che ha avuto una condanna di 18 anni di reclusione.

Vent'anni di carcere al 35enne che aveva ucciso il suocero

Il delitto risale al 25 febbraio scorso, a Rozzano, nel milanese, mentre la bambina di 8 anni confermava agli inquirenti gli abusi subiti dal nonno. Il 35enne, padre della piccola vittima, è stato condannato alla pena di venti anni di carcere per aver sparato a suo suocero, accusato di aver abusato di sua figlia.

Ad accompagnare l'omicida in motorino, c'era un complice di 27 anni che è stato condannato a 18 anni di carcere. Per i due c'era l'accusa di omicidio volontario premeditato e il pm aveva chiesto due ergastoli.

Il delitto risale allo scorso febbraio a Rozzano

I due uomini si erano avvicinati alla vittima in scooter, nel parchetto di fronte a un supermercato, e avevano sparato cinque colpi di pistola di cui quattro avevano colpito il 63enne. La ex compagna dell'uomo, nel frattempo, si trovava in Tribunale a Milano per deporre rispetto agli abusi subiti dalla bambina. La madre della bimba si è costituita parte civile nel processo contro il suo ex marito e il suo complice, poiché ha dichiarato di essere sempre stata convinta che l'unica strada per ottenere giustizia fosse quella della legge.

In un primo momento in 35enne, autore dell'omicidio, aveva negato la premeditazione e la responsabilità del 27enne che lo aveva accompagnato. Da quanto sostenuto dall'imputato, il suo amico non era a conoscenza di quello che sarebbe successo quel giorno di febbraio. Durante la confessione, il padre della bambina aveva affermato che l'omicidio fosse stato la conseguenza di una reazione istintiva dettata dal raptus di un momento, mentre il gip sosteneva che la natura del delitto fosse premeditata.

La ex moglie dell'imputato, figlia della vittima si è costituita parte civile

Il giudice Aurelio Barazzetta ha riconosciuto le attenuanti del caso, seppur stabilendo la premeditazione. Il legale della ex moglie, Lara Benetti, ha dichiarato che la confessione del killer non può essere considerata motivo di attenuante, viste le contraddizioni in sede di interrogatorio da parte dell'imputato.

I giudici hanno riconosciuto un euro di risarcimento richiesto simbolicamente dalla figlia della vittima. La richiesta così irrisoria, così come ha spiegato l'avvocato Benetti, è dovuta alla volontà di sottolineare l'assenza di vendetta da parte della donna nei confronti del suo ex marito.