Dopo molti rumors finalmente a parlare è Rosa Bazzi, e lo fa in esclusiva sulle pagine del settimanale Oggi. La donna, condannata all'ergastolo con il marito Olindo Romano, con l'accusa di aver compiuto la strage di Erba l'11 dicembre del 2006, chiarisce una volta per tutte la sua situazione sentimentale. In molti, infatti, asserivano che la donna avesse dimenticato il marito Olindo e si fosse infatuata di un altro carcerato, morto qualche settimana fa, investito sulle strisce pedonali a Corsico. L'uomo, Marco Alberti, godeva infatti della semilibertà.

La Bazzi ha quindi negato qualsiasi coinvolgimento in questa storia, a suo avviso inventata: "È una stupidata. Io vorrei sapere chi mette in giro queste bugie che servono solo a far male alle persone".

Rosa Bazzi ha conosciuto Marco Alberti nel carcere di Bollate

La Bazzi, tramite uno dei suoi legali difensori, Diego Soddu, spiega quindi al noto settimanale che ha deciso autonomamente di lavorare in una cooperativa all’interno della casa circondariale milanese poiché quel lavoro le era stato proposto il carcere e non certo per questioni sentimentali. Nella cooperativa, di proprietà di Marco Alberti, lavorano altre 5 persone. Nulla di equivoco, quindi, ma solo il lavoro univa la Bazzi con il suo presunto amante.

Oltretutto, qualche settimana fa, il 60enne Marco Alberti, in regime di semilibertà è deceduto, investito sulle strisce pedonali a Corsico lo scorso 16 dicembre.

Gli avvocati: pettegolezzi per sviare l'attenzione

Se Rosa Bazzi si è limitata a negare la relazione, il suo avvocato, Fabio Schembri, ha ipotizzato che questo tipo di notizia e pettegolezzi, all'alba della nuova udienza fissata per il 3 di febbraio, siano appositamente inventati e fatti girare per sviare l'attenzione da questioni ben più serie che riguardano la possibile riapertura del caso della strage di Erba che, ancora oggi, nonostante siano passati più di 10 anni, divide l'opinione pubblica tra chi crede nella totale colpevolezza dei coniugi Romano e chi, invece, pensa che siano stati indotti ad una confessione e che comunque sarebbero stati incapaci di compiere una strage dove, ricordiamolo, sono morte quattro persone e una quinta, Mario Frigerio, scampata per miracolo alla mattanza.

E fu proprio la testimonianza di Frigerio una delle prove chiave che inchiodarono i coniugi di Erba, anche se qualcuno sostiene che anche questa testimonianza sia stata in qualche modo indotta poiché in un primo momento, Mario Frigerio parlò di un uomo sconosciuto dalla pelle olivastra e solo in seguito ad altri colloqui arrivò a fare il nome di Olindo Romano.

Strage di Erba: il 3 febbraio udienza a porte chiuse

Il 3 febbraio è stata però finalmente fissata un'udienza presso la Corte d'Assise di Como. I legali dei coniugi Romano hanno infatti richiesto di analizzare oggetti non analizzati tra cui campioni biologici da cui, secondo la difesa, potrebbero essere estratti nuovi DNA e un accendino che venne rinvenuto sul pianerottolo. La richiesta era già stata fatta in Cassazione che l'ha rimandata al Tribunale competente. La possibilità di analizzare questi reperti apre sicuramente una speranza per Rosa Bazzi e Olindo Romano, della cui innocenza è convinto anche Azouz Marzouk, che proprio nella strage perse l'allora moglie Raffaella Castagna e suo figlio Youssef, di soli due anni.

Marzouk, al momento della strage, si trovava nel suo paese d'origine, la Tunisia. Non resta che aspettare l'udienza del 3 febbraio, che si svolgerà a porte chiuse, per capire se davvero il processo potrà essere revisionato e le sorti dei coniugi di Erba, oramai in carcere da 13 anni, potranno cambiare.