Migliaia di migranti sono bloccati ormai da diversi giorni al confine tra Grecia e Turchia, e la tensione tra i due Paesi non accenna a diminuire. La polizia greca avrebbe utilizzato getti d'acqua e gas lacrimogeni per disperdere le persone che, al contempo, avrebbero reagito lanciando pietre, supportate dagli agenti turchi che a loro volta avrebbero sparato dei lacrimogeni. Da ambo le parti si parla di fuoco di deterrenza.
Inoltre, un video diffuso di recente dalle maggiori testate giornalistiche online mostra il ricorso a dei droni tattici da parte dei due eserciti per perlustrare i rispettivi confini.
Fonti governative greche accusano anche i turchi di aiutare i profughi ad attraversare la linea di confine, preparando degli "attacchi combinati" e fornendo loro delle cesoie per tagliare le recinzioni.
Aumentano i migranti diretti alla frontiera
Dopo le dichiarazioni di circa una settimana fa del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, il quale aveva affermato che non avrebbe più fermato i migranti che si sarebbero diretti verso il confine con la Grecia per entrare in Europa, sarebbe di 142.175 il numero di persone che si sarebbero dirette alla frontiera. Questi numeri sono stati forniti dal Ministro dell'Interno turco Suleyman Soylu, il quale in precedenza aveva parlato di circa 130.000 persone.
Dalla Grecia, invece, hanno riportato che ad oggi le autorità elleniche avrebbero bloccato almeno 35.000 tentativi illeciti di attraversamento.
Erdogan critica Grecia ed Europa
Erdogan ha detto di essere a conoscenza dell'uccisione di almeno cinque migranti da parte delle forze militari greche. Si tratta di una dichiarazione rilasciata ai giornalisti al suo seguito sul volo di ritorno dalla Russia dove ha incontrato Putin per discutere ed accordarsi in merito a quanto sta accadendo a Idlib, in Siria.
Inoltre ha sottolineato che la Guardia costiera greca starebbe utilizzando dei metodi "brutali" per contrastare ed affondare i barconi carichi di migranti nell'Egeo, partiti dalla Turchia. Il presidente turco ha chiarito che il suo Paese non ha più alcuna intenzione di perdere altro tempo con la Grecia, aggiungendo che i profughi sono liberi di spostarsi dove vogliono e che non spetta al governo di Ankara il compito di fermarli.
Erdogan ha puntato il dito anche contro tutto l'Occidente, accusandolo di essere "ipocrita" perché l'Europa ha stanziato in poco tempo 700 milioni di euro per la Grecia per risolvere la crisi, mentre i 25 milioni promessi dalla cancelliera tedesca Angela Merkel finora non sono arrivati alla Turchia.
La replica dell'UE
Non ha tardato ad arrivare la replica da parte dell'Europa alle stilettate del presidente turco Erdogan. L'Alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha dichiarato che l'Unione europea condanna quanto sta accadendo al confine greco-turco, dove i migranti stanno confluendo in massa perché: "Qualcuno dice loro che i confini sono aperti".
Nel frattempo, il premier greco Kyriakos Mitsotaki e la presidente dell'esecutivo dell'Unione europea, Ursula von der Leyen, hanno deciso di mettere in atto un piano che garantisca protezione e assistenza ai bambini migranti e senza genitori rimasti bloccati lungo la frontiera.
Von der Leyen ha detto che la tutela di questi bimbi deve essere una priorità, e tale scopo ha incaricato la commissaria Ylva Johansson di andare in Grecia per valutare la situazione e mettere in pratica una strategia concreta. Bruxelles ha deciso di attivarsi dopo che mercoledì scorso è arrivata una proposta da parte del ministro lussemburghese Jean Asselborn, il quale ha invitato gli Stati membri ad accogliere (in via del tutto facoltativa) 10 bambini provenienti dalla Grecia ogni 500.000 abitanti. Quest'idea è stata appoggiata da Francia, Finlandia e Germania, mentre l'Austria si è detta contraria.
Intanto, dopo le polemiche degli ultimi giorni, pare che Erdogan abbia ordinato alla Guardia costiera turca di bloccare i migranti che starebbero cercando di arrivare in Grecia attraversando il Mare Egeo. Invece, per quanto riguarda la frontiera via terra, il governo di Ankara ha ribadito che non vi sarà alcun intervento da parte dei suoi militari.