Carola Rackete ha presentato una querela alla procura di Roma contro Matteo Salvini per ''diffamazione aggravata'' ed ''istigazione a delinquere''. In aggiunta a ciò chiede ai magistrati di sequestrare la pagina Facebook ed il profilo Twitter del ministro in quanto, secondo lei, sono strumenti atti alla diffusione di messaggi d'odio. E ciò è legittimato dal fatto che la giurisprudenza della Corte Suprema prevede il sequestro di servizi e/o pagine internet in quanto non sono riconosciuti come mezzi di stampa e quindi non protetti dalle garanzie costituzionali in tema di sequestro di stampa.

La querela

Per 22 volte, secondo l'avvocato di Carola, il ministro dell'interno avrebbe insultato tramite tweet o durante dirette Facebook o televisive la capitana della Sea Watch. ''Sbrufoncella'', ''fuorilegge'', ''complice dei trafficanti'', sono solo alcune delle parole e frasi utilizzate da Salvini e riportate nelle 14 pagine della querela. Carola non ci sta e sostiene che la lesione al suo onore sia chiara. La risposta del leader della Lega non si è fatta attendere come si nota dal seguente post pubblicato su Facebook:

La querela depositata riassume anche i commenti sessisti ed offensivi ritrovati in rete e sotto i post di Salvini riguardanti la capitana, motivo per il quale Carola ritiene che la sua incolumità sia a rischio.

Ciò che tiene a sottolineare Carola è che la preoccupazione è ancora più profonda dato che l'origine di tutto ciò è da ricercarsi in una persona che riveste un ruolo pubblico che dovrebbe avere la funzione di proteggere le persone e la loro incolumità.

Le accuse reciproche

Carola tiene a ribadire che ha fatto ciò che ha fatto per adempiere ad un dovere e non per infrangere le leggi dello Stato italiano.

Il dovere, in questo caso, consisteva nel portare in salvo 42 persone al porto più vicino, quello di Lampedusa, rispettando così anche il diritto del mare e quello internazionale. E a darle ragione è anche la giustizia nella figura di Alessandra Vella, gip di Agrigento. Non ne è convinto Salvini che negli ultimi giorni ha continuato ad attaccare Carola e le Ong in generale, denigrando il lavoro di tutti coloro che operano per aiutare gli altri, soprattutto in mare.

Da questo punto di vista è emblematica la fotografia pubblicata dal ministro che lo raffigura insieme ad alcune donne in divisa e, subito sotto, l'immagine di Carola con la scritta ''una criminale''. Per i legali di Carola si tratta di un'immagine che ricorda le foto segnaletiche dei ricercati, il cui unico obiettivo sarebbe quello di mettere alla gogna una persona pressoché indifesa.