La virologa Ilaria Capua torna a parlare dell'emergenza Coronavirus nella trasmissione DiMartedì condotta da Giovanni Floris su La7. Nel corso della diretta di ieri sera 21 aprile, la Capua ha fatto presente che pochi giorni fa ha controllato il database mondiale del virus, lì dove vengono registrate tutte le sequenze del patogeno in modo da poterlo studiare meglio. La professionista si chiede come mai su circa 10.000 campioni, solo 40 di questi sono italiani. A suo dire questo numero è insufficiente per poter studiare bene il patogeno e la sua evoluzione.

"Come mai non si pubblicano le sequenze italiane?" - queste sono le parole che ha utilizzato la virologa rispondendo alla domanda di Floris circa una possibile mutazione del Covid19.

Ilaria Capua: 'Se non lo conosciamo bene non possiamo combattere ad armi pari'

Per la Capua, quindi, sarebbe molto importante conoscere l'evoluzione del virus a livello globale, in quanto solo in questa maniera potremmo combatterlo ad armi pari. La virologa è docente presso l'Università della Florida, negli Stati Uniti, ed è una delle massime esperte di patogeni influenzali: note sono, infatti, le sue ricerche sull'influenza aviaria. Il nuovo coronavirus bisogna studiarlo da tutte le angolazioni possibili, questo è il pensiero della dottoressa.

Il database in cui vengono pubblicate tutte le sequenze del virus si chiama Nextstrain, e viene aggiornato in tempo reale in modo da condividere i risultati trovati con tutta la comunità scientifica internazionale. Nel mondo, moltissimi ricercatori stanno lavorando 24 ore su 24 per conoscere meglio il SarsCov-2. La speranza è quella che si trovi presto una cura o un vaccino che possa contrastare efficacemente la malattia, la quale sta generando paura in tutto il mondo.

Sono oltre 2 milioni e mezzo le persone infettate dal virus su tutto il pianeta.

Forse altra ondata in autunno

Il conduttore Floris ha posto alla professionista anche un'altra domanda, ovvero quella riguardo a una possibile nuova ondata pandemica in autunno. Ilaria Capua ha risposto che tutto dipenderà dal raggiungimento della cosiddetta immunità di gregge.

Se quest'ultima non sarà in grado di contrastare la diffusione del virus è possibile che, nelle zone dove il Covid-19 ha colpito in maniera minore, possano scatenarsi nuovi focolai più o meno importanti. L'obiettivo dei ricercatori italiani, ha spiegato inoltre la virologa, è quello di far camminare il patogeno sotto traccia e, nel contempo, controllare il raggiungimento di una possibile immunità di gregge. Se si riuscirà a raggiungere un equilibrio in questo senso la circolazione del nuovo coronavirus potrebbe rallentare in maniera significativa.