L'estate 2020 potrebbe passare alla storia come quella dei box in plexiglass nelle spiagge e dei divisori, in plastica o in vetro, nei ristoranti. Si chiama, infatti, covid table la soluzione proposta da un designer barese, Antonio Demarinis. Si tratta di una barriera anticontagio in vetro trasparente che separa i commensali a tavola. Ci sono, poi, le paretine in plexiglass, idea messa in piedi da Sergio Rocca di Visiva, azienda palermitana specializzata nella stampa digitale. Si tratta di soluzioni che potrebbero facilitare la riapertura di locali e ristoranti nella cosiddetta fase due, garantendo il rispetto della regola del distanziamento sociale, anche a pandemia da Coronavirus finita.
Giorni fa, la proposta di un'azienda modenese d'installare cabine in plexiglass sulle spiagge, ha suscitato molte reazioni negative, specie da parte dei titolari di stabilimenti balneari in Riviera romagnola. A seguire, l'ipotesi dei divisori al ristorante, ha già scatenato polemiche.
Covid table e pareti in plastica, idee per i ristoranti
Qualcuno ha osservato che i divisori, in vetro o in plastica, che potrebbero essere installati nei ristoranti, ricordano le vetrate dei parlatori nelle carceri: danno una sensazione di costrizione, impediscono una piacevole e spensierata convivialità a tavola. Forse, le paretine trasparenti da posizionare tra un tavolo e l'altro, i 'parafiato' o il covid-table, superata la ritrosia iniziale, diventeranno parte integrante dell'arredamento di locali pubblici, se è vero, come in continuazione ripetono virologi ed esperti, che il modo di stare in società dovrà necessariamente cambiare.
Nella fase due, terminata l'emergenza sanitaria, andranno comunque rispettate regole di sicurezza, forse le mascherine diventeranno obbligatorie, almeno fino al vaccino, l'arredo e l'organizzazione degli spazi di bar e ristoranti dovrà essere in parte modificato.
Antonio Demarinis, designer barese specializzato nel creare soluzioni d'arredamento per negozi e per la ristorazione, è consapevole che la riapertura per la ristorazione sarà problematica: chi lavora nel settore, dovrà adeguarsi alle nuove regole imposte da Asl e Haccp, il sistema per la sicurezza alimentare.
Capisce che la gente possa reagire male all'idea di divisori in vetro a tavola, ma ritiene che saranno necessari. Per Sergio Rocca di Visiva, la soluzione in policarbonato in ristoranti e pizzerie, consentirebbe ai titolari di non dimezzare del tutto i coperti. "Sono centritavola 50 per 50 che, insieme a delle paretine trasparenti tra i tavoli, non danno fastidio.
Dopo un poco ti abitui e non li noti neppure più", sostiene Rocca.
Covid table, critiche e commenti negativi
Il designer ha illustrato la sua proposta in un post su Facebook che ha attirato da subito critiche e commenti negativi. Alcuni hanno osservato che il pannello per tenere alla giusta distanza i commensali a tavola, leva spazio, non consente di appoggiare neanche cose essenziali quali coperto e bottiglie. C'è chi ha scritto che, a queste condizioni, è preferibile restare a casa, anziché andare al ristorante per vivere ore sgradevoli, oltretutto pagando. Reazioni del genere ha già suscitato la proposta di box in plexiglass in spiaggia: qualcuno ha scritto che, piuttosto, è meglio rinunciare proprio al mare quest'estate.
Un utente sarcastico ha scritto sul covid table: "Molto utile soprattutto per quelle persone litigiose che rischiano di lanciarsi coltelli l'un l'altro, oppure per quelle che sputacchiano quando parlano, o che hanno l'alitosi. Per il covid-19 non credo sia utile invece. Ci hanno provato". Un ristoratore ha commentato: "Una follia totale. Lavorare così è impossibile, ed è impossibile mantenere in piedi l’attività con dei ricavi diminuiti dei 4/5. Dovrei pagare 1/5 dell’affitto, 1/5 della tari, 1/5 delle tasse, 1/5 degli stipendi, 1/5 delle utenze. Non è possibile". C'è chi osserva che nella fase due, anche senza barriere tra commensali, probabilmente le persone diserteranno i ristoranti per la psicosi del contagio.
Resta, poi, il problema degli spazi in piccoli ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie e pub che sono molto diffusi in città, borghi e paesi italiani. Dearinis immagina metodi di separazione fra tavoli, anche in legno, ma in spazi troppo ristretti si potrà fare poco e niente.
Lo chef Alessandro Borghese, 'il governo ci dia regole precise'
Il popolare chef Alessandro Borghese, famoso volto televisivo, alla conduzione del programma Quattro Ristoranti su Sky, chiede che il governo dia regole precise per far ripartire la ristorazione. Borghese cerca di mantenere la sua carica di ottimismo e non lasciarsi scoraggiare, ma la criticità di questa fase la vive tutta: "Abbiamo 64 dipendenti in cassa integrazione nei ristoranti e nei laboratori: tutto il mio mondo dell’alta cucina è fermo".
Il discorso delle distanze, delle mascherine, dei guanti, secondo lo chef, pone due problemi. Il primo è quello delle relazioni interpersonali, perché il ristorante è un luogo di aggregazione, dove conversare e farsi suggerire il vino dal cameriere. L'altro problema, riguarda le tipologie di ristorante che risentiranno maggiormente delle nuove regole. Per Borghese, rischia d'essere molto penalizzata la ristorazione più piccola, "le pizzerie, i luoghi che vivono di aperitivo, di aggregazione al bancone". Andrà decisamente meglio per i ristoranti di alto livello: "Già di per sé hanno pochi tavoli in spazi ampi, che è già nella filosofia di chi fa alta ristorazione e saranno un po’ più agevolati”.