Umanità in quarantena, sia pure a singhiozzo, fino al 2022, possibile coesistenza forzata con il coranavirus fino al 2025, tra momenti di tregua e ondate di ritorno dell'infezione. Fa discutere ed allarma uno studio pubblicato lo scorso 14 aprile sulla rivista Science, firmato dalla Scuola di Salute Pubblica T. H. Chan dell'università di Harvard: ipotizza, da oggi ai prossimi cinque anni, un quadro di realtà non rasserenante.

Scienza e politica spesso non vanno d'accordo, o comunque prospettano scenari prossimi venturi differenti. La Politica, dal caso del presidente Usa, Donald Trump, a quello della Regione Lombardia, le due aree al mondo con il maggior numero di morti per Coronavirus, pare abbia fretta di riavviare l'economia.

La parola d'ordine in questi giorni, ad epidemia ancora in corso, sembrerebbe 'riapertura'. Viceversa, alcuni esperti, come quelli di Harvard, prospettano tempi lunghi di soluzione del problema: mesi, se non anni.

Coronavirus, i risultati dello studio scientifico

Lo studio appena pubblicato su ‘Science‘ da alcuni ricercatori, guidati dall'immunologo Stephen M. Kissler dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston, si basa su modelli matematici. Gli scienziati hanno incrociato i dati finora raccolti sull'andamento di Sars-Cov-2, con quelli di altri coronavirus per simulare possibili scenari da qui ai prossimi cinque anni. Il risultato emerso è che, se non si dovessero brevettare farmaci specifici e vaccini, non appena nei Paesi del mondo saranno allentate le restrizioni, si potrebbe essere costretti a periodi di quarantena fino al 2022, ma il virus potrebbe ripresentarsi fino al 2025.

Secondo le simulazioni effettuate, il contagio da Coronavirus rischia di ripresentarsi, specie in autunno, secondo l'andamento proprio di tutti i virus, non appena le misure di distanziamento sociale verranno allentate. Si potrebbe andare incontro ad una epidemia invernale che, aggiungendosi all'influenza stagionale, rischierebbe di gravare nuovamente sui sistemi sanitari nazionali.

Per questo, potrebbero essere necessarie ripetute forme di isolamento, ad alto costo economico e sociale.

Coronavirus, incognita anticorpi

Lo studio pubblicato su Science sembrerebbe riservare poche speranze di un ritorno in tempi brevi a una vita 'normale', per prospettare, invece, una situazione in cui si dovrà restare in casa per lunghi periodi.

Per gli scienziati di Harvard, il coronavirus diventerà stagionale, un po' come l'influenza, e dovremo imparare a conviverci. Ma cosa effettivamente accadrà, dipenderà anche molto da una variabile decisiva: l'incognita anticorpi.

Per gli studiosi, sarà fondamentale per passare realmente a un nuovo capitolo della convivenza dell'umanità con il coronavirus, capire attraverso l'utilizzo dei test sierologici come funzioni l'immunità al virus, che durata ed estensione abbia. Aspetti del problema di cui per ora i ricercatori sanno poco e nulla. Per questo, ritengono fondamentale che ogni Paese faccia con urgenza studi sierologici sulla popolazione.

Coronavirus, virologo Tarro: 'abbiamo bisogno di una terapia antivirale efficace'

Non passa giorno che non venga interpellato dagli organi d'informazione un epidemiologo, un virologo, uno specialista, alla ricerca della previsione scientifica che dica con esattezza quale futuro ci attenda. E' difficile tracciare un quadro certo, perché la Sars-Cov-2 non pare comportarsi come le sue 'cugine', la Sars e la Mers, nella comunità scientifica i pareri sono discordanti, e in ogni Paese le decisioni governative dovranno contemperare le esigenze dell'economia con quelle della salute pubblica. In più occasioni, inoltre, la lotta al coronavirus ha diviso gli esperti.

Mentre sta facendo discutere la ricerca degli epidemiologi americani, è stato interpellato da Businessinsider, Giulio Tarro, virologo di fama internazionale, discepolo di Albert Sabin, padre del vaccino contro la poliomelite.

Primario in pensione dell'ospedale Cotugno di Napoli, Tarro è lo scienziato che ha isolato il vibrione del colera a Napoli, ha combattuto l'Aids, il virus respiratorio ‘sincinziale’ che provocava un’elevata mortalità nei bambini da zero a due anni affetti da bronchiolite. E' stato protagonista di scontri a distanza con Roberto Burioni, virologo noto per la sua partecipazione fissa al programma tv Che tempo che fa di Fabio Fazio.

Secondo Tarro, è pressoché inutile l'attesa di un vaccino. Nel caso di altri virus, non c'è stato un vaccino, "ma si è fatto ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti". Per questa ragione, l'ex primario ritiene che per tornare ad una 'normalità, dovrà essere messa a punto una terapia antivirale efficace che potrebbe essere pronta anche per l'estate.

L'esperto è ottimista: ritiene che caldo e scienza saranno alleati. Dal suo punto di vista, l'alta mortalità in Lombardia è stata provocata da una serie di concause, tra le quali le politiche sanitarie che, tra il 1997 e il 2015, hanno dimezzato i posti letto in terapia intensiva. Ma a Milano "con le dovute accortezze, già oggi si potrebbero allentare le norme restrittive". Sulla fine dell'epidemia, Tarro fa tre ipotesi: "Potrebbe sparire completamente come la prima Sars; ricomparire come la Mers, ma in maniera regionalizzata, o diventare stagionale come l’aviaria. Per questo, serve una cura più che un vaccino. Il fatto che in Africa non attecchisca, fa ben sperare in vista dell’estate".