È stato trovato senza vita il corpo della donna palermitana che era scomparsa da due giorni nei pressi di Bagheria. Di Maria Angela Corona, anni 47, non si avevano notizie da circa 48 ore. La donna lavorava come addetta alle pulizie in uno studio professionale. Il triste epilogo nella mattinata del 16 aprile quando il suo corpo, avvolto in sacchi dell’immondizia, è stato ritrovato dai Carabinieri in un dirupo sulla statale 16, tra Casteldaccia e Ciminna. Oltre ai militari e ai Vigili del fuoco che sono intervenuti per recuperare il corpo, sul posto anche il medico legale per i vari accertamenti.

Secondo gli inquirenti si tratta di omicidio, anche se si stanno studiando bene le dinamiche. Indagata la nipote della vittima, l’ultima persona che l’avrebbe vista.

La vittima avrebbe vissuto in continuo contrasto con la nipote

A denunciare la scomparsa della donna il compagno, di 20 anni più grande con cui non conviveva, che ha raccontato uno scenario di vita di Maria Angela molto complicato. Come raccontato dall'uomo agli inquirenti, la donna viveva in continuo contrasto con la nipote, che si prendeva cura del padre della vittima, a causa di presunti diversi ammanchi sul conto dell’anziano. I Carabinieri dopo la denuncia di scomparsa hanno subito iniziato le ricerche che hanno portato al triste rinvenimento.

Il corpo della donna presenta evidenti segni di strangolamento oltre alle ferite causate dagli animali selvaggi che si trovavano sul luogo del ritrovamento. È aperta quindi la pista dell’omicidio che potrebbe vedere indagata la nipote che si era recata nella giornata di Pasquetta in ospedale per ustioni, anche se al momento non ci sono conferme in merito.

La prima ricostruzione degli inquirenti, non si esclude il coinvolgimento di una seconda persona

Secondo una prima ricostruzione, le due donne avrebbero avuto l’ennesima lite in casa dell’anziano. Maria Angela avrebbe lanciato dell’acqua bollente sulla nipote, da qui le ustioni, dopodiché la donna avrebbe reagito strangolando la vittima.

E qui entra in scena una seconda persona che avrebbe aiutato la donna a disfarsi del corpo nel dirupo, operazione altrimenti impossibile da svolgere in solitudine. La nipote della donna si è difesa dalle accuse affermando che quelle ustioni siano il frutto di un incendio scoppiato nell’autovettura della donna, che in effetti è stata ritrovata nei pressi del cimitero di Bagheria, in provincia di Palermo. Secondo gli inquirenti, proprio quella auto è stata usata per trasportare il corpo della donna e poi incendiata per cancellare le prove. Si attendono i risultati delle analisi tecniche sulle attività telefoniche e degli spostamenti per avere uno scenario più chiaro. Sembra quindi che gli inquirenti siano vicini alla risoluzione del caso.