Eseguita nella nottata dal Comando Provinciale di Palermo su delega della Procura della Repubblica di Palermo .l'operazione "Sorella sanità". Con gli arresti i finanzieri hanno eseguito l’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Palermo riguardante 12 persone, indagate a vario titolo di reati quali corruzione, turbata libertà degli incanti ed istigazione alla corruzione.

Come emerge dal comunicato della Guardia di Finanza tra i 12 soggetti coinvolti dall'operazione sono due i coinvolti che saranno soggetti alla custodia cautelare: si tratta di F.

D. classe 1965 originario di Palermo e di S. M. classe 1976, agrigentino che svolgeva attività di mediazione per conto di D.. Invece agli arresti domiciliari vanno otto persone: tra cui A. C. di 55 anni originario di Palermo, coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, che in passato aveva diretto l’Asp di Palermo. Il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo per sette società e della somma di 160.000 euro. In totale le tangenti ammonterebbero a circa 1.800.000 euro.

I dirigenti della sanità pubblica coinvolti dalle indagini

Tra i coinvolti figurano nomi di punta del servizio sanitario come Fabio Damiani che guida l'Asp di Trapani e Antonio Candela, attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19.

L'arresto di Candela è senz'altro l'aspetto di maggiore rilevanza di questa operazione, perché il manager durante il suo incarico all'Asp di Palermo, era finito sotto scorta per aver denunciato ai magistrati le pressioni per pilotare le gare d’appalto per la fornitura di materiale sanitario agli ospedali. Era divenutp così simbolo di legalità per la sua lotta agli sprechi"nella sanità pubblica.

Di seguito il video diffuso dalla Guardia di Finanza con le intercettazioni.

La ricostruzione delle indagini fatta dagli inquirenti

L'indagine è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo che ha raccolto le prove attraverso intercettazioni, pedinamenti, seguendo gli spostamenti di denaro ed esaminando tutti i documenti.

Si è riuscita a ricostruire l'azione illecita dei manager della sanità che coadiuvati da mediatori esterni ed imprenditori sono riusciti a piegare la funzione pubblica ai propri interessi privati, così da trarre profitto economico dalla Pubblica amministrazione.

L'azione è ruotata intorno alla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana che è stata utilizzata per manovrare quattro procedure ad evidenza pubblica per un totale di 600 milioni di euro. L'importo maggiore riguarda la gara bandita dalla CUC del valore di 227.686.423 euro, riguardante i servizi di pulizia. A seguire la gara del valore di 202.400.000 euro per ottenere i servizi per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali.

Il guadagno per i soggetti coinvolti sarebbe aggirato attorno al 5 % della commessa. Le società che hanno preso parte alle gare erano a conoscenza del sistema con il quale traevano vantaggio e per questo pagavano le mazzette. Come ricostruito dal Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria, il sistema si basava sull'intermediazione di una terza persona che faceva da tramite tra l'imprenditore ed il manager corrotto con cui veniva concordata la migliore strategia da seguire per aggiudicarsi la gara bandita. Si creava così una offerta ad hoc che risultava essere poi quella vincente. Le mazzette venivano pagate di persona in contanti o attraverso l'utilizzo di imprese appartenenti a prestanomi.