Silvia Romano, la cooperante sequestrata in Kenya nel novembre 2018, è stata liberata e può finalmente tornare in Italia. Lo ha comunicato ieri pomeriggio, con un messaggio su Twitter, il presidente del consiglio Giuseppe Conte: 'Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei servizi di Intelligence esterna. Silvia, ti aspettiamo in Italia!'.

Dopo un anno e mezzo di prigionia, la ragazza 24enne potrà finalmente riabbracciare la sua famiglia. Atterrerà con un volo speciale oggi domenica 10 maggio alle ore 14 all'aeroporto romano di Ciampino.

L'operazione che ha portato alla liberazione la giovane volontaria italiana è arrivata al suo epilogo nella giornata di ieri, sabato 9 maggio, all'alba ed ha visto la collaborazione con i servizi segreti somali e turchi.

Grande felicità anche per i genitori che non vedono l'ora di riabbracciare la loro figlia dopo 17 mesi di agonia e paura. Alla notizia della liberazione di Silvia, tutto il quartiere di Milano, Casoretto, è esploso in canti ed applausi. Un messaggio di affetto è arrivato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: 'Grande gioia per tutti gli italiani'.

Le parole di Silvia subito dopo la liberazione: 'Sono stata forte ed ho resistito'

L'operazione che ha portato alla liberazione di Silvia non è risultata semplice.

Tutto è partito a 30 chilometri da Mogadiscio, poiché la zona in cui Silvia veniva tenuta prigioniera era stata inondata dalle alluvioni dei giorni scorsi. Appena liberata, l'ambasciatore italiano a Mogadiscio, Alberto Vecchi, ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo le condizioni di salute della ragazza che sono apparse subito buone: la ragazza era in un buono stato sia fisico che mentale, ed ha resistito molto bene.

A conferma delle impressioni dell'ambasciatore italiano a Mogadiscio, sono arrivate anche le prime parole di Silvia dopo la liberazione: 'Sono stata forte e ho resistito; sto bene e non vedo l’ora di tornare in Italia'. Subito dopo il suo arrivo in Italia, verrà interrogata dai pm di Roma.

Il rapimento di Silvia nel novembre del 2018

Tutto ebbe inizio il 20 novembre del 2018. Silvia era arrivata in Africa come volontaria e collaborava con la onlus 'Africa Milele' che si occupa di bambini abbandonati. Il giorno del rapimento si trovava nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri da Malindi. Venne presa da un gruppo di sequestratori somali in contatto con alcuni estremisti islamici di Al Shabaab. Di lei non si ebbero notizie per diversi mesi e le possibilità di ritrovarla sembravano essere sempre più remote.

Non fu mai del tutto chiara l'origine del rapimento, nonostante altri simili episodi fossero avvenuti nella stessa zona da parte di fondamentalisti islamici con base in Somalia.

Perciò la prima pista che seguirono le autorità fu quella dei gruppi terroristici vicini ad Al Shabaab. Tre dei rapitori erano già stati arrestati e messi sotto processo. Uno di loro era riuscito ad uscire dal carcere pagando una cauzione di 26000 dollari, cifra molto alta considerando che il salario medio all'anno è di 1000 dollari, facendo perdere le sue tracce. Poi, nell'agosto dello scorso anno, era stato arrestato Ibrahim Adan Omar, il capo dei rapitori, accusato di aver formato il commando che ha assalito il villaggio in cui risiedeva Silvia per rapirla.