Mentre la curva dei contagi da Coronavirus continua a calare e la situazione pare essersi stabilizzata, c'è una regione che registra ancora il 70% del totale delle infezioni: la Lombardia. Oggi la notizia di un nuovo focolaio ha investito il reparto di Oncoematologia dell'ospedale Niguarda di Milano, dove su 190 tamponi effettuati, il numero dei positivi è pari ad 11, per il momento.

La struttura: 'Numeri contenuti, situazione sotto controllo'

Il tutto è partito con una serie di contagi tra gli specializzandi che successivamente si sono estesi a medici, infermieri (tra cui una caposala) e operatori socio sanitari.

Alcuni medici intervistati dal 'Corriere della Sera' dichiarano che per ora si tratta di un evento sotto stretto monitoraggio, ma l'accaduto andrebbe rapportato alla città di Milano: "L'ospedale ha sempre adottato le necessarie misure di prevenzione. Questo dimostra che l'emergenza non è per niente terminata: il coronavirus non è scomparso e può ancora diffondersi con rapidità. Dobbiamo continuare a prestare attenzione e questo vale specialmente per i più giovani che stanno vivendo la Fase 2 con un'eccessiva leggerezza".

Si sta provvedendo alla sanificazione dell'ospedale

Sono già in atto delle contromisure per arrestare l'infezione: i pazienti dell'oncoematologia sono stati momentaneamente trasferiti, al fine di consentire la bonifica del reparto e coloro che sono stati a contatto con gli interessati sono isolamento o in quarantena.

Dalle prime ipotesi si evince che i contagi sono quasi sicuramente recenti, in quanto non sono stati registrati dai test sierologici sul personale sanitario effettuati settimane fa. Una volta emerso il focolaio nel reparto, la direzione ha immediatamente provveduto allo screening del day hospital e dei relativi ambulatori, ma per ora non sono stati riscontrati altri casi di positività.

Gli ospedali lombardi sono stati i più coinvolti dall'epidemia

Nella fase più critica dell'emergenza da coronavirus risalente a marzo e aprile, tutte le strutture ospedaliere della Lombardia (tranne il 'Sacco') sono state investite dalla pandemia, con relativi contagi tra centinaia di medici, infermieri e pazienti. Questo è accaduto anche perché le misure previste dal Ministero della Salute prevedevano che i tamponi fossero effettuati soltanto sugli operatori che avevano dei sintomi; e anche perché i medici e gli infermieri che erano stati a contatto con un positivo, sempre secondo le stesse direttive dovevano continuare la propria attività fino ad un'eventuale comparsa di qualche sintomo.

Adesso la situazione è meno critica rispetto e possibilità di intervenire più tempestivamente sui focolai, come quello del Niguarda. "È normale però - ribadiscono i medici - che se questi eventi si moltiplicassero diverrebbero comunque difficili da isolare".