Avevano messo al mondo una bambina soltanto per poterne abusare a piacimento: è arrivata oggi la sentenza per la coppia arrestata a Grosseto insieme a un'altra donna, madre a sua volta di un'altra bambina, con l'accusa di abusi su minore e possesso di materiale pedopornografico. I coniugi grossetani erano già agli arresti domiciliari dall'inizio del 2020, ma adesso dovranno scontare nove anni di carcere lui, e sei lei.

Gli abusi sulle bambine

La polizia postale aveva sequestrato nell'abitazione della coppia di Grosseto varie fotografie e filmati pedopornografici nei quali il 40enne, arrestato nell'estate del 2019, aveva inserito anche quelle di sua figlia, concepita solo per poter abusare di lei con la propria compagna.

E non era l'unica: anche un'altra minore subiva gli abusi della madre per soddisfare i piaceri del suo uomo che in cambio di quelle foto inviava dei soldi alla madre di Reggio Emilia. In pratica si erano conosciuti in chat e la madre della seconda minore aveva "venduto" la propria figlia ai pedofili.

La sentenza di ieri

Il giudice Gianluca Mancuso del tribunale di Firenze ha letto la sentenza di condanna del 41enne di Grosseto: nove anni di carcere. E ha comunicato anche quella delle due donne: la compagna dell'uomo di Grosseto e l'altra madre 37enne reggioemiliana dovranno scontare sei anni di carcere. I tre erano già stati arrestati a febbraio e quando gli agenti avevano raggiunto l'uomo (che era già ai domiciliari per detenzione di materiale pedopornografico), lui aveva dichiarato: "Sono malato, fatemi curare".

L'uomo ha ammesso di conservare sul proprio pc moltissime foto scaricate o ricevute su Telegram e ha anche ammesso di aver partecipato a un apposito gruppo WhatsApp nel quale ci si scambiava immagini di minori: più di 1.300 le foto e i video che avevano come oggetto bambini più piccoli di tre anni.

La ricostruzione attraverso le chat

L'uomo ha spiegato anche che quella sul suo cellulare era la foto di sua figlia che giocava in piscina. In casa sono stati rinvenuti anche delle riproduzioni di organi femminili di bambini, mentre nelle chat WhatsApp dell'uomo è stato scoperto anche un file denominato "Come praticare l'amore bambino": una sorta di "manuale" che la sua compagna gli aveva inviato.

Ricostruendo le chat tra i due che nel frattempo erano andati ad abitare a Terni, il giudice è giunto alla conclusione che la donna "avesse portato avanti la gravidanza solo per realizzare le fantasie sue e del proprio compagno, quindi per usarla come giocattolo sessuale". Lo dimostrerebbe anche una chat con la donna emiliana e le discussioni della coppia su cosa doveva indossare la bambina per fare visita ai nonni. Sempre dalle chat è venuto fuori che il 41enne aveva toccato la figlia nelle parti intime mentre stava consumando un rapporto con la compagna (una volta quando la piccola aveva un anno e un'altra volta quando aveva due anni). Anche la figlia della donna di Reggio Emilia veniva abusata da sua madre per soddisfare i desideri sessuali del compagno, oltre che per guadagnare denaro.