Ci sono voluti otto anni ma alla fine il verdetto è arrivato: il Tribunale internazionale dell'Aja ha deciso che l'Italia ha il diritto di processare i due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Non solo: ha anche deliberato che il governo italiano deve risarcire tutte le vittime coinvolte nell'incidente provocato dall'azione dei due militari ai danni dei pescatori rimasti uccisi il 15 febbraio del 2012, quando un peschereccio indiano, al largo delle coste dello stato del Kerala, è stato preso di mira dal fuoco delle armi dei militari.

Con questa decisione, i giudici hanno certificato che i due fucilieri sono stati, in quel momento fatale, dei pubblici ufficiali dello Stato italiano nel pieno esercizio delle loro funzioni di polizia. Sempre secondo il tribunale, nella motivazione che è stata espressa, "L'Italia ha violato la libertà di navigazione e dovrà pertanto ricompensare l'India per la perdita delle vite umane."

La costituzione del Tribunale è avvenuta nel 2015

Una soluzione che soddisfa ambedue le parti coinvolte. Anche se, fin dall'inizio, sono sorti dei dubbi sulla reale dinamica dell'incidente, nel quale è rimasto coinvolto il motopeschereccio indiano Saint Anthony. Infatti, oltre ai danneggiamenti che sono stati provocati dalle pallottole dei mitra usate dai fucilieri, sono rimasti colpiti anche due uomini.

Per questo motivo i giudici indiani hanno chiesto da subito di poterli processare, una volta accertato l'evento. Otto anni d'intenso lavoro diplomatico, portato avanti dai vari governi italiani che si sono succeduti. All'inizio del loro calvario giudiziario Latorre e Girone hanno trascorso diversi mesi di detenzione ai domiciliari in India, tenuti sotto stretta sorveglianza fin dal momento in cui sono stati arrestati a bordo del mercantile Lexie, dove hanno prestato servizio di scorta armata.

La prima svolta c'è stata quando i due militari sono rientrati in Italia, rispettivamente il 13 settembre del 2014 e il 28 maggio del 2016. I due paesi hanno poi avviato un lungo contenzioso su chi doveva effettuare il procedimento giudiziario, fino a quando hanno deciso di comune accordo di rivolgersi al Tribunale Internazionale il quale, dopo cinque anni, ha preso la sua decisione.

Adesso il governo italiano ha l'obbligo di far partire la macchina giudiziaria ed, essendo due militari in servizio attivo, è coinvolta in questo caso anche la Procura militare.

Le reazioni alle motivazioni della decisione dell'Aja

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in un post su Facebook, ha commentato questa notizia mettendo in risalto il lungo lavoro della Farnesina per arrivare a far trionfare la tesi italiana. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha affermato che è "stata riconosciuta giurisdizione in Italia." Anche Paolo Gentiloni, attualmente Commissario Ue all'Economia, ma nella scorsa legislatura è stato prima ministro degli Esteri e poi Presidente del Consiglio, ha voluto sottolineare come il lavoro svolto all'epoca ha portato alla fine a questa soluzione.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso soddisfazione per la definitiva risoluzione di questo caso che ha coinvolto due persone appartenenti alle forze armate. Dal governo indiano è arrivato il commento positivo, in quanto anche se "non potrà perseguire" i due militari, però ha accolto con favore il riconoscimento al risarcimento, sia economico che morale, per le vittime di quell'infausto episodio avvenuto in mare.