Mosso da "un istinto omicida", avrebbe avuto più volte intenzione di uccidere anche durante il tirocinio da infermiere all'ospedale Fazzi di Lecce. Questa la nuova, parziale, confessione che Antonio De Marco avrebbe reso agli psichiatri del carcere. Aprirebbe un nuovo capitolo in una vicenda agghiacciante, e non sarebbe l'ultimo, se è vero quel che da giorni riferiscono i suoi difensori, Andrea Starace e Giovanni Bellisario. Il 21enne reo confesso del duplice omicidio di Antonio De Santis ed Eleonora Manta commesso la sera del 21 settembre nel condominio di via Montello a Lecce, starebbe cominciando a ricordare con maggiore lucidità ciò che ha fatto.
Nuova confessione dal carcere
Antonio De Marco sarebbe determinato a fare chiarezza sull'efferato crimine che ha commesso. Il suo difensore, Andrea Starace, è convinto che il ragazzo, recluso dal 28 settembre nel carcere Borgo San Nicola di Lecce, voglia affrontare i suoi fantasmi. Starebbe traendo giovamento dai colloqui con gli psichiatri e gli psicologi dell'istituto di pena che lo stanno guidando nei meandri della sua mente alla ricerca di un movente, e da quelli con il cappellano del carcere al quale avrebbe manifestato in confessione il suo pentimento. Al momento, però, il duplice omicidio resta ancora pressoché privo di una spiegazione plausibile.
Sarebbero state d'aiuto anche le visite dei familiari: prima quella della sorella maggiore.
A seguire, sabato scorso, quelle del padre e della madre che l'hanno incontrato uno alla volta nel rispetto delle misure anti-Covid. Sia la sorella che i genitori, ognuno nel corso di un colloquio di circa un'ora, l'hanno invitato ad aprirsi completamente con gli inquirenti e a dire tutta la verità. Lo stesso invito gli è stato fatto dai difensori.
E qualcosa in lui si sarebbe smosso. Proprio agli psichiatri del carcere avrebbe raccontato di essere stato mosso da una pulsione omicida, dal desiderio di compiere un gesto eclatante, anche se non è chiaro contro chi, mentre, con il camice bianco da infermiere, a contatto con i malati nelle corsie dell'ospedale Fazzi avrebbe dovuto apprendere come curarli.
L'idea di fare del male a qualcuno, avrebbe occupato la mente di De Marco assai prima di decidere di sfogare la sua rabbia su Daniele ed Eleonora con i quali, per sua ammissione, non aveva mai avuto contrasti. In lui, oltre al pensiero di nuocere a qualcuno, sarebbe coesistita la pulsione a commettere gesti autolesionistici.
Finora, la confessione del 21enne davanti al pm e ai carabinieri resa il 28 settembre e l'interrogatorio del 1 ottobre in occasione dell'udienza di convalida del fermo davanti al gip Michele Toriello, erano stati caratterizzati da tanti “non ricordo” e "forse". Per il resto, avrebbe ribadito di aver provato una rabbia profonda per la condizione dei due fidanzati, uniti da una felicità a lui sconosciuta.
Il mistero sulla 'caccia al tesoro'
Sembrerebbe che De Marco cominci a fare chiarezza anche su altri aspetti oscuri del duplice delitto. Finora, era un rompicapo per gli inquirenti l'indicazione della 'caccia al tesoro' da realizzare in mezz'ora nella casa delle sue vittime. La frase compare in uno dei cinque foglietti che il 21enne aveva compilato, forse alcuni giorni prima di uccidere i fidanzati con 70 coltellate. I bigliettini valevano come promemoria a se stesso delle azioni da compiere prima, durante e dopo il delitto e che oggi costituiscono una delle prove a suo carico.
Il ragazzo, infatti, li ha persi durante la fuga dal condominio di via Montello. Secondo le prime ammissioni, con la frase 'caccia al tesoro' lo studente avrebbe manifestato l'intenzione di trafugare un oggetto dalla casa di Daniele, ma non ha precisato quale.
Intanto, sul fronte delle indagini, l’ingegnere informatico Silverio Greco ha depositato in Procura la perizia effettuata sui cellulari e sul computer del 21enne. Le memorie di smartphone e pc, potrebbero restituire informazioni preziose per ricostruire il movente.
Seconda perizia calligrafica sui bigliettini
Il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini ha disposto una nuova perizia calligrafica sui molti bigliettini scritti da De Marco. Oltre a quelli persi nella fuga, infatti, gli inquirenti ne hanno trovati altri sia nella casa di famiglia a Casarano che nell'abitazione di via Fleming a Lecce dove il ragazzo si era trasferito dopo che aveva dovuto lasciare la stanza nell'abitazione di Daniele.
La nuova perizia mira ad approfondire aspetti del caso che riguardano la premeditazione. De Marco è infatti accusato di omicidio volontario aggravato proprio dalla premeditazione, oltre che dai futili motivi e dalla crudeltà. La prima perizia è stata fatta sette giorni dopo l'arresto. Ora, la nuova mira a chiarire se siano stati scritti contestualmente o in momenti diversi.