"Devi raccontare tutto": i genitori hanno esortato Antonio De Marco a dire tutta la verità sul crimine che ha commesso con ferocia e freddezza la sera dello scorso 21 settembre. Il figlio 21enne, studente in Scienze infermieristiche all'ospedale Fazzi di Lecce, è reo confesso del duplice omicidio dei fidanzati Daniele De Santis ed Eleonora Mantia, ex coinquilini nella casa di via Montello. Aver ammesso il delitto non basta: lo sanno anche i suoi genitori che lo hanno incontrato per la prima volta sabato 10 ottobre nel carcere di Borgo San Nicola dove è detenuto dal 28 settembre.

Il movente è ancora incomprensibile.

Omicida dei fidanzati, a tu per tu con i genitori

Da detenuto, l'omicida dei fidanzati ha avuto il primo contatto con un familiare lo scorso 3 ottobre quando la sorella maggiore è andata a fargli visita in carcere. Gli ha portato indumenti puliti e, a nome della famiglia, l'ha invitato a non nascondere nulla di ciò che ha fatto. Lo stesso invito gliel'hanno fatto i genitori, padre bidello in pensione, madre casalinga: dopo il massacro di via Montello compiuto dal figlio, lo hanno guardato per la prima volta negli occhi sabato scorso in carcere. De Marco ancora solo in cella, nonostante sia stato revocato da parecchi giorni l'isolamento giudiziario dopo la convalida del fermo da parte del gip Michele Toriello, continua ad essere sottoposto a vigilanza continuativa.

Nel rispetto delle misure anti-Covid, il colloquio è avvenuto in due momenti distinti. Prima ha visto il padre per circa un'ora, poi la madre. Di questi colloqui, si sa solo che entrambi i genitori gli hanno chiesto di aprirsi con gli inquirenti. Dalle 70 pagine dei verbali d'interrogatorio, emerge che, su insistenza dei genitori il ragazzo sarebbe andato da uno psicologo per delle crisi di pianto, dopo anni d'interventi chirurgici fatti per stabilizzare le vertebre che lo avrebbero molto provato.

Ma avrebbe fatto una sola seduta. Due settimane fa, sua mamma, Rosalba Cavalera, ha rotto il silenzio scrivendo una lettera di scuse ai genitori, in particolare alle madri delle vittime della furia omicida del figlio, ma non ha ricevuto risposte.

Omicida dei fidanzati, i ricordi migliorano: fiduciosi i difensori

Andrea Starace è uno degli avvocati del ragazzo.

Anche lui lo scorso sabato con l'altro collega, Giovanni Bellisario, ha incontrato l'omicida dei fidanzati. Starace è fiducioso sul fatto che presto il suo assistito possa rivelare il perché abbia sfogato una rabbia sanguinaria infierendo con circa 70 coltellate sulle vittime designate, visto che il duplice omicidio è stato premeditato. "Siamo fiduciosi che i nostri inviti e quelli dei suoi familiari stiano sortendo i primi effetti, ha detto Starace."Sta ricordando qualcosa in più, mi aspetto progressi la prossima settimana", ha spiegato. Gli incontri del 21enne con gli psichiatri e gli psicologi del carcere di Borgo San Nicola, lo starebbero aiutando a ricordare.

Secondo i legali, starebbe elaborando ciò che ha commesso e non è esclusa una nuova confessione.

Dopo i tanti 'non so' e 'non ricordo' ripetuti al gip, potrebbe svelare il movente del suo crimine. In fase d'interrogatorio, finora ha detto che non avrebbe avuto ragioni sentimentali: non sarebbe stato innamorato né di Daniele, né di Eleonora. Avrebbe accumulato tanta rabbia dopo essere stato respinto da due compagne di corso. Nella coppia modello, avrebbe visto affiatamento e felicità a lui sconosciute, non essendo stato mai fidanzato. Spiegazioni deboli rispetto alle quali gli inquirenti restano prudenti. "Di certo dovremmo valutare anche le sue condizioni di salute psicofisiche", sostiene Starace. La difesa attende di poter avanzare richiesta di perizia psichiatrica. Validi chiarimenti, potrebbero arrivare dalla memoria del suo pc.

A giorni, infatti, saranno depositati gli accertamenti sul computer dell'omicida fatti dai Ris di Roma.

Omicida dei fidanzati, forse la verità detta in confessione

Antonio De Marco potrebbe essere presto trasferito in una cella con altri detenuti. Finora, in quella che occupa da solo, non ha voluto né tv, né giornali, ma libri da leggere che arrivano dalla biblioteca del carcere. Altra richiesta fatta: un orologio per non perdere la cognizione del tempo.

Don Sandro, il cappellano del carcere gli ha regalato un libro di preghiere e un rosario. "Credo che Antonio sia all’inizio di un percorso, di un cammino di rivelazione della sua identità, lungo e difficile", ha detto il religioso a cui, forse, durante la confessione De Marco ha raccontato una parte di verità.

"Il suo è un vissuto profondo. Spero che in cella si apra. Il carcere è come un viaggio nel deserto dove non c’è niente, dove devi scontrarti con te stesso, dove sei costretto, spalle al muro, a guardarti dentro", ha detto don Sandro. L'omicida dei fidanzati avrebbe chiesto perdono al Signore.