In un’intervista rilasciata a Carlo Verdelli per il Corriere della Sera, Anna Maria Brambilla, primaria del pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano, ha raccontato la propria esperienza quotidiana nell’affrontare l’emergenza Covid-19 nel capoluogo lombardo, diventato nelle ultime settimane l’epicentro della seconda ondata della malattia. Secondo la dottoressa la situazione è precipitata lunedì 12 ottobre, quando la primissima linea della struttura sanitaria è stata presa d’assalto da un centinaio di ambulanze, oltre che da altri pazienti che si sono presentati da soli, riscontrando i sintomi associati al Covid.

Da quel momento l’emergenza si è ripetuta ogni giorno, con una cinquantina di casi quotidiani, tanto che nel giro di due settimane i ricoverati per polmoniti sono risultati maggiori rispetto a marzo e ad aprile. Tuttavia il vero problema per la primaria de Sacco è che a Milano “in troppi sembrano non rendersi conto della gravità della situazione” che li minaccia.

Le previsioni della dottoressa Brambilla, primaria al Sacco

Brambilla ha raccontato della preoccupazione dei medici del Sacco, quando la scorsa estate hanno sentito della riapertura delle discoteche: “Nessuno ha mai creduto che il Coronavirus se ne fosse andato via per sempre – ha spiegato – ma non ci si aspettava una botta simile”. Secondo la primaria non si è ancora giunti all’apice della seconda ondata di pandemia, con il virus che circola molto di più rispetto a quanto accadeva in primavera: all’ospedale Sacco sono già stati occupati 300 posti letto sui 400 disponibili; quindi manca poco a saturare le disponibilità della struttura.

La Lombardia è ancora una volta la regione più colpita in Italia, per la dottoressa forse a causa della qualità dell’aria; del resto il coronavirus ha cominciato a circolare proprio nella città di Wuhan, una delle più inquinate in Cina.

La lotta quotidiana contro la malattia tra le mura del Sacco

Secondo la dottoressa Brambilla nei mesi scorsi la chiusura totale di tutte le attività ha influito sul drastico calo del numero dei positivi, mentre in questi giorni si vedono ancora troppe persone in giro.

L’aumento dei malati rischia di compromettere l’intero sistema sanitario regionale, come ha recentemente detto anche il ministro della Salute Roberto Speranza. Per la primaria del Sacco alla stanchezza del lavoro quotidiano – che per lei va dalle 8 alle 21, quasi sempre anche nei giorni festivi – si è aggiunto l’atteggiamento diverso di gran parte della popolazione, che vive con ostilità il lavoro di medici e infermieri, giudicandoli quasi come i responsabili di ciò che accade, a differenza dei mesi scorsi in cui, forse esagerando, erano considerati come degli eroi.

La dottoressa ha trovato sconvolgente che, per allontanare “il fantasma del coronavirus”, si voglia cancellare chiunque si occupi della malattia, nella continua ricerca di un colpevole.

La primaria del Sacco ha descritto la gravità del Covid-19

Anna Maria Brambilla ha descritto il Covid-19 come una malattia “diabolica”: dopo che la si prende, spesso inizialmente si è asintomatici e non si fatica a respirare; poi, quando colpisce i polmoni, all’improvviso la saturazione di ossigeno del sangue precipita a livelli molto bassi. A quel punto inizia la fase più dura, da affrontare da soli, per non rischiare di contagiare altre persone: così la maggior parte dei pazienti sono deceduti lontani dai loro cari.

Per la dottoressa il coronavirus ha creato grande confusione, “in una specie di gigantesca Torre di Babele” dove c’è chi non crede che il virus esista, chi pensa di non venirne toccato, chi parla addirittura di complotti internazionali. Per la primaria del Pronto soccorso del Sacco nulla tornerà come prima quando la guerra sarà vinta, si spera verso marzo e aprile, se tutti si comporteranno correttamente. Infine la dottoressa Brambilla ha mostrato scarsa fiducia per le misure di contenimento varate di recente in Italia, troppo morbide per una situazione che, per chi la vive in prima linea, è davvero disperata.

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