Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di Sanità, in un'intervista al Corriere della Sera fa il punto sull'emergenza Coronavirus in Italia, rivendicando la validità delle ultime misure adottate e definendo un orizzonte temporale preciso per i risultati. Infatti, secondo lo studioso, i primi effetti si inizieranno a manifestare circa due settimane dopo l’attuazione, per svilupparsi completamente a partire dalla terza settimana. Quindi per Locatelli, ad esempio, le conseguenze dei provvedimenti contenuti nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 24 ottobre, “saranno visibili a partire dal 9 novembre”.
Locatelli difende la scelta dei tre diversi coefficienti
Il professor Locatelli rivendica la validità dei criteri che hanno portato ad attribuire negli ultimi giorni tre diversi coefficienti di rischio per le Regioni, ai quali sono stati associati i colori giallo, arancione e rosso, per indicare l’impatto della Covid-19 in ciascuna zona. Per l’esperto è stato seguito un procedimento rigoroso, basato sulla proporzionalità e sulla ragionevolezza, che ha prodotto una serie di misure per contenere la pandemia e mitigarne gli effetti. Il sistema si fonda su 21 indicatori, utilizzati per un’analisi che viene ripetuta ogni settimana. A loro volta questi indicatori si riferiscono a tre diversi elementi: la capacità di monitorare la pandemia, l’accertamento diagnostico, con la successiva gestione dei pazienti, e infine il livello di trasmissione della malattia e la conseguente tenuta delle strutture sanitarie nel territorio.
Nell’analisi appaiono quindi parametri come l’indice Rt, che misura il livello di contagiosità, oppure il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o negli altri reparti, da parte dei malati di Covid-19.
Locatelli sottolinea il ruolo delle Regioni
Secondo Locatelli, per il buon funzionamento di questo sistema di coefficienti è fondamentale che le Regioni trasferiscano tempestivamente i dati epidemiologici e che le informazioni siano corrette ed esaustive, altrimenti la valutazione diventa inaffidabile.
Lo studioso cita a tal riguardo la discrepanza tra la quantità di positivi e il numero dei malati con sintomi esistente in alcune aree della Penisola, che potrebbe indicare la presenza di molti asintomatici non identificati. A valutare i dati sono i componenti di una cabina di regia con rappresentanti del ministero della Salute, delle Regioni e dell’Istituto superiore di sanità; una volta completate, le analisi giungono agli interlocutori istituzionali e ai membri del Cts.
Il professor Locatelli sottolinea anche come all’interno di una regione possano esserci situazioni non omogenee tra loro, come accade in questo momento in Lombardia, dove – a differenza della scorsa primavera – Bergamo e Brescia sono meno colpite di Milano, Monza e Brianza, Como e Varese.
Locatelli ritiene che sarà possibile mantenere la situazione sotto controllo
Nell’intervista al Corriere della Sera, Locatelli dimostra un certo ottimismo relativamente all’evoluzione della pandemia, ritenendo “che esistano le condizioni per poter mantenere la situazione sotto controllo”, evitando quindi il ripetersi di quanto avvenuto la scorsa primavera. L’esperto sottolinea il diverso contesto rispetto ai primi mesi del 2020 quando il virus era ancora sconosciuto, mancavano le mascherine e non si era capaci di realizzare velocemente i test diagnostici.
Inoltre sono aumentati i posti letto nelle rianimazioni, mentre i pazienti seguono percorsi terapeutici mirati, che si basano sull’esperienza maturata in questo periodo. Tuttavia i cittadini non devono abbassare la guardia: chi risiede in una zona gialla non deve pensare di aver scampato un pericolo, ma ricordare che il contesto è “dinamico”. Quindi, secondo l’esperto, tutti devono continuare a seguire comportamenti responsabili, fondati sul distanziamento interpersonale, sull’uso dei dispositivi di protezione e sul lavaggio frequente delle mani.