ìLa sua famosa frase: "Il virus è clinicamente morto" fa ormai parte del passato. Risale, più o meno, alla scorsa estate. Un pensiero che, per certi versi, è stata strumentalizzata e che soprattutto alla luce di quanto sta accadendo oggi fa rumore come previsione poco azzeccata. A distanza di mesi Alberto Zangrillo, medico e professore del San Raffaele di Milano spiega, però, come quella fosse una mera constatazione della realtà. Quella che, in quel periodo, parlava di ospedali e terapie intensive vuote. Un'uscita che forse sarebbe potuta essere articolata in maniera tale da non prestarsi a processi mediatici, ma che è nel pieno stile del pensiero di Zangrillo.

Un medico che, da tempo, sostiene che non è il caso di alimentare allarmismi. Anche adesso che la seconda ondata del Coronavirus sta facendo la voce grossa e che tutto il Paese è soggetto a misure restrittive. La motivazione oggi risiede nel fatto che ci cono conoscenze adeguate e la possibilità di affrontare con efficacia la pandemia.

L'obiettivo è fare in modo che il terrore non induca la gente a ingolfare la ricettività ospedaliera, anche quando l'infezione da Sars-Cov2 potrebbe essere trattata a casa. "É - ha spiegato a Libero - indubbio che la diga sul territorio ha ceduto e che le persone sono spaventate e disorientate. Io ho fatto di tutto per raccontare la verità ma è molto più figo far credere che moriremo tutti".

Alberto Zangrillo offre l'idea di non aver patito affatto l'essere finito nel tritacarne mediatico dopo quell'uscita estiva. Ma a fare notizia sono anche gli scontri a distanza, a volte anche aspri, tra colleghi medici. "Esistono - spiega - anche in medicina, come in tutti i settori, quelli che non sbagliano mai: sono coloro che stanno sul divano di casa, dietro a una telecamera e davanti ad una scrivania".

Covid: Zangrillo si leva qualche assolino

Rispondendo alle domande di Pietro Senaldi la discussione si stringe attorno quelli che, secondo l'intervistatore, sarebbero "medici da tavolo". Vengono identificati dall'intervistatore come coloro che oggi spingerebbero ad una chiusura totale, quelli filogovernativi a cui farebbero, secondo il giornalista, da contraltare quelli da corsia.

Quelli, per intendersi, che la Covid lo stanno trattando in maniera pratica e non teorica. " Dal 22 febbraio - spiga Zangrillo - ho tre punti di riferimento: la proprietà del mio gruppo che mi ha dato mandato pieno nel fronteggiare la crisi, il professor Sileri, membro del governo e medico straordinario, il mio gruppo di lavoro composto di infermieri e medici unici".

Zangrillo dice di curare anche le persone 'invidiose e cattive'

E c'è spazio anche per una replica all'idea che qualcuno abbia potuto etichettare Alberto Zangrillo come negazionista, nonostante l'oggettivo impegno come anestesista e rianimatore contro la Covid. "Mi ricorda - spiega - ogni giorno che la mia missione è curare al meglio anche le persone invidiose e cattive".

Il suo diktat, inoltre, per la stampa è chiaro: "Ha gravi responsabilità: se terrorizziamo le persone, non le renderemo mai responsabili".