Durante il periodo del primo lockdown, la scorsa primavera, un 17enne avrebbe adescato diversi minori in giovane età utilizzando internet, e in particolare uno dei videogiochi più popolari tra i giovanissimi: i piccoli sarebbero stati convinti dall’adolescente a realizzare e poi a inviargli video e immagini a carattere pedopornografico. La scoperta è stata fatta dagli agenti del commissariato di Rivoli, in collaborazione con la polizia postale del Piemonte e del Veneto, nel corso di un’indagine cominciata lo scorso luglio. A partire dalla primavera il 17enne avrebbe contattato le proprie vittime attraverso le piattaforme utilizzate per giocare, per poi continuare a comunicare con loro attraverso i vari servizi di messaggistica o i social.
L’inchiesta è partita dalla segnalazione della madre di uno dei bambini – tutti di un’età di poco superiore ai 10 anni – che ha scoperto quanto accadeva e ha denunciato il traffico di materiale a luci rosse.
Il 17enne inizialmente giocava con le vittime sul web per conquistarne la fiducia
Tutti i contenuti a carattere pedopornografico sarebbero stati realizzati dagli stessi bimbi, nel chiuso delle loro camerette con i cellulari di cui disponevano. Il 17enne inizialmente avrebbe promesso un compenso economico per le immagini e i video, assicurando ricariche telefoniche oppure direttamente del denaro; successivamente il ragazzo sarebbe passato alle minacce nei confronti dei minori. A quanto pare l’adescamento sarebbe avvenuto secondo una strategia ormai collaudata: il giovane avrebbe contattato i bimbi come compagno di giochi online.
In un secondo momento, una volta conquistata la loro fiducia da “amico”, le richieste sarebbero diventate più esplicite: a volte si sarebbe finto innamorato delle vittime, altre volte avrebbe inviato loro immagini a luci rosse, fino a giungere a vere e proprie minacce, con richieste di natura estorsiva.
I genitori pensavano che i bimbi giocassero con gli smartphone e non sapevano nulla del 17enne
Per mesi nessuno dei genitori delle piccole vittime si sarebbe accorto di quanto stava accadendo ai figli, anche perché i bambini in quel periodo hanno utilizzato a lungo i dispositivi elettronici, per via del lockdown in corso, che li obbligava a rimanere a casa per tutto il giorno.
Come emerge dall’inchiesta, l’adescamento, iniziato nei primi giorni di aprile, sarebbe continuato indisturbato fino a luglio, quando una madre si è insospettita. Casualmente la donna ha letto sullo smartphone del figlio, di poco più di 10 anni, una frase insolita per un bambino della sua età. Una volta aperta la chat col 17enne, si è trovata di fronte alle immagini dal contenuto inequivocabile: quindi si è immediatamente recata al commissariato di Rivoli per sporgere denuncia.
Aperto a Torino un fascicolo sul 17enne
Nel giro di pochi giorni gli investigatori hanno capito che quella denunciata dalla madre del bimbo era solo la punta dell’iceberg relativamente a un vero e proprio traffico criminale di materiale di natura pedopornografica.
Nel corso dell’operazione sono state disposte perquisizioni in Piemonte e in Veneto, che hanno portato a individuare un notevole quantitativo di immagini e video a luci rosse con minori, che sono stati acquisiti dalla Procura per il Tribunale dei minorenni di Torino. Quindi è stato aperto un fascicolo nei confronti del 17enne che ha adescato i bimbi, per ottenere da loro le foto e i filmati a luci rosse.