"Certe volte mi sembra di essere un vero e proprio mostro e la cosa peggiore è che sento che a una parte di me piace questa idea”: un accenno di pentimento è smentito dalle parole successive. La frase, una delle tante contenute in 25 fogli, è stata scritta da Antonio De Marco, il 21enne reo confesso dell'omicidio dei fidanzati Daniele De Santis e Eleonora Manta. Pensieri che fanno riferimento al duplice delitto, messi nero su bianco e recuperati nella sua cella nel carcere di Borgo San Nicola, Lecce, dove è rinchiuso dallo scorso 28 settembre.

L'ex studente di Scienze Infermieristiche ha sempre affidato alla scrittura i suoi segreti malesseri.

Anche nei giorni in cui preparava la mattanza commessa il 21 settembre 2020 in un condominio di via Montello a Lecce dove la coppia abitava, affidava a lettere e diari l'intenzione di uccidere.

Lecce, in 25 fogli i pensieri dell'omicida

Fogli di carta in mille pezzi sono stati trovati lo scorso 28 ottobre nel cestino dei rifiuti della cella di De Marco. Recuperati, sono stati ricostruiti dal personale del carcere che ha anche intercettato il tentativo di fare arrivare uno scritto a una studentessa del corso di Scienze infermieristiche per mezzo del cappellano, poi trasferito. In seguito, gli agenti di polizia penitenziaria hanno trovato altre carte che contengono disegni, molte cancellature, parole ripetute.

In tutto 25 fogli, inseriti con le lettere già sequestrate dopo l'arresto del ragazzo nel fascicolo di oltre 1200 pagine del processo che inizierà il prossimo 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise.

Su questi fogli sono state tracciate frasi a volte oscure, altrimenti chiarissime. Lo sono quelle in cui De Marco manifesta l'intenzione di tornare a uccidere per cancellare solitudine e dolore esistenziale.

Nel foglio 14 riferisce che se fosse stato libero, avrebbe avuto ancora l'istinto di uccidere. Sarebbe scoppiato a piangere, si sarebbe arrabbiato, avrebbe fantasticato su come ammazzare qualcuno, per poi andare a comprare patatine. Rivela che per lui uccidere è facile: "Magari non lo è stato da un punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile".

Nel foglio 13, sostiene di odiare la propria vita e di aver ucciso Daniele e Eleonora per vendicarsi del fatto che la sua vita era triste mentre quella degli altri allegra. Al retro del foglio affida la sua ambivalenza: c'è una parte in lui che prova dispiacere "ma solo quello, un’altra è contenta. Sì è felice di aver dato 60 coltellate". Confessa che un'altra parte di sé avrebbe voluto fare una strage, come in una partita di Grand Theft Auto, videogioco molto violento. Seguono frasi in cui si chiede e chiede a interlocutori senza nome perché non ha mai avuto una ragazza. "Vorrei che qualcuno me lo dicesse, vi prego. Ditemelo. Perché? Era una richiesta così fuori dalla mia portata? Stavo chiedendo di andare sulla luna forse?

Perché non posso essere amato? Perché?”

Lecce, 'pentimento' e perizia psichiatrica

Nel foglio 19, De Marco scrive di aver riflettuto mentre leggeva in cella il romanzo 'Cime Tempestose' su quanto siano devastate le vite dei personaggi del libro e di aver pensato alle vite che ha devastato lui. Riferisce di aver ricordato la sera dell’omicidio come se avesse visto su un telefonino le stesse scene ripetute all’infinito. Per la prima volta avrebbe provato un vero dispiacere, fino quasi a piangere. "Forse pian piano mi sto avvicinando a un pentimento. C’è una parte di me che vorrebbe pentirsi e c’è una parte che vorrebbe stare bene con se stessa", scrive sostenendo di essere, ancora una volta, diviso in tante parti.

Per i suoi difensori e gli psichiatri di parte chiamati a stilare una perizia, ha ucciso perché malato: pensava che con quel gesto Dio o l’Universo gli avrebbero regalato una ragazza. Ma per i legali delle famiglie delle vittime, una consulenza di parte non è risolutiva.

In carcere lettere minatorie oppure di sostegno

A ottobre, gli agenti di polizia penitenziaria hanno allertato l'autorità giudiziaria chiedendo di controllare tutta la corrispondenza epistolare di De Marco in arrivo e in partenza. Il clamore mediatico del caso ha avuto effetti preoccupanti. Alla casa circondariale di Lecce, oltre a lettere minatorie indirizzate al giovane di Casarano, sono arrivate mail di sostegno da parte di "mitomani". In una mail allegata agli atti d'indagine, una donna chiede di poter avviare una corrispondenza epistolare con De Marco sperando di diventare sua amica.