Antonio De Marco non è più in isolamento. Il 21enne studente in Scienze infermieristiche, reo confesso dell'omicidio dei fidanzati Eleonora Manta e Daniele De Santis, è stato trasferito a inizio settimana in una sezione ordinaria del carcere Borgo San Nicola di Lecce. Il duplice delitto è avvenuto lo scorso 21 settembre a Lecce nell'abitazione della coppia in via Montello.

Antonio De Marco, nuova collocazione in carcere

Antonio De Marco è detenuto dal 28 settembre, dopo il fermo avvenuto all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce dove il 21enne stava svolgendo il tirocinio: l'aveva continuato nei giorni successivi al duplice delitto, come se nulla fosse accaduto.

All'arrivo nell'istituto di pena, è stato messo in isolamento, in osservanza del protocollo sanitario anti-Covid. C'erano anche altre ragioni: il pericolo di essere aggredito da altri detenuti da una parte, quello che compisse atti di autolesionismo, dall'altra. La direzione del carcere, recepite le indicazioni degli psichiatri, ha scelto di tenerlo isolato per settimane, monitorato dalle guardie carcerarie 24 ore su 24, anche dopo che la Procura di Lecce aveva dato il nulla osta per una nuova collocazione.

Solo da qualche giorno, De Marco è stato trasferito nella sezione a custodia ordinaria, ma si trova in una cella singola ed è sottoposto comunque a stretta sorveglianza per la possibilità di rappresaglie da parte di altri detenuti e in vista di un futuro inserimento detentivo.

Resta, inoltre, alto il rischio di gesti autolesionistici. Nella nuova cella, sembrerebbe che l'aspirante infermiere veda la tv, prima rifiutata, legga e scriva lettere.

Per Antonio De Marco niente rito abbreviato

La vera novità nel caso è che i difensori di Antonio De Marco, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, non potranno chiedere per il loro assistito il rito abbreviato. Un'opzione processuale che consente a un condannato di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena. La sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 3 dicembre, infatti, prevede I'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai reati particolarmente gravi puniti con la pena dell'ergastolo, e in particolare per gli omicidi aggravati, come è quello commesso da De Marco.

Ciò significa che lo studente dovrà affrontare un processo con rito ordinario.

In oltre due mesi di permanenza in carcere, De Marco ha continuato i colloqui con specialisti, incontri per cercare di delineare il profilo dell'omicida e capire se possa essergli diagnosticato un disturbo di personalità. L'ultimo incontro con gli psichiatri di parte, Elio Serra e Felice Carabellese, dovrebbe tenersi il prossimo 18 dicembre. Dopo che gli specialisti avranno depositato la consulenza finale, la difesa deciderà se avanzare al gip richiesta di perizia psichiatrica o meno, in fase di incidente probatorio. Finora, lo studente non è stato sottoposto a test psicodiagnostici: i difensori della famiglia dell'arbitro ucciso, Daniele De Santis, in base al parere espresso dal loro consulente, lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi, ritengono, infatti, che tali test potrebbero condizionare una successiva perizia psichiatrica.

Antonio De Marco, delitto premeditato e movente incerto

Durante le indagini, è emerso che il duplice brutale delitto fu a lungo premeditato, organizzato dallo studente nei minimi dettagli con 'inquietante meticolosità'. L'accusa contro di lui, infatti, è di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. De Marco, ex inquilino dell'appartamento di via Montello, aveva scritto in alcuni foglietti il cronoprogramma 'dei lavori', le operazioni da svolgere prima, durante e dopo il delitto. A se stesso aveva dato minuziose istruzioni su cosa fare una volta fatta irruzione nella casa delle vittime la sera del 21 settembre, primo giorno di convivenza ufficiale della coppia. Aveva annotato la posizione delle telecamere nel tragitto dal luogo del crimine a casa, ma aveva commesso errori ed era stato ripreso.

Durante la fuga, inoltre, aveva perso i foglietti insanguinati che costituiscono una delle principali prove, oltre a quella del Dna.

Dopo il fermo, De Marco aveva confessato quasi subito il delitto, ma senza mai veramente chiarire quale fosse il movente che, ad oggi, resta incerto, se non incomprensibile. "So di aver sbagliato, ma erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”, aveva detto in un interrogatorio. Il ragazzo che nei suoi diari fatti ritrovare riversa il suo istinto omicida, pianifica distruzione e morte firmandosi con l'alter ego 'Vendetta', sembra covasse frustrazione per non essere mai stato fidanzato, rabbia crescente contro tutti quelli che gli apparivano più fortunati con le ragazze. Per il pm Maria Consolata Moschettini avrebbe potuto uccidere ancora trasformandosi in serial killer.