I resti umani recentemente trovati presso il Parco Nord di Bologna potrebbero appartenere a Biagio Carabellò. Se l'esame del DNA darà la conferma la procura aprirà un nuovo fascicolo per omicidio sul caso riguardante l'uomo scomparso a Bologna il 23 novembre 2015. In caso di riapertura, l'indagine sarà contro ignoti. L'ipotesi che tali resti umani appartengano a Carabellò è tuttavia molto probabile. Quella che si pensa essere la svolta nella vicenda è data dalla scoperta da parte di una ditta di pulizie di uno scheletro rinvenuto nel tratto del Parco Nord nei pressi dell'Estragon.

La ditta era impegnata in quel momento nel pulire un fossato. In seguito a successive indagini nel fossato è stato ritrovato anche un indumento, per la precisione un giaccone, con all'interno un documento di identità appartenente a Biagio Carabellò. Il 45enne, prima della scomparsa, risultava avere una protesi dentaria proprio come quella ritrovata ieri.

Biagio Carabellò: la scomparsa

Biagio Carabellò scomparve il 23 novembre 2015 dalla Bolognina. Un mistero lungo quasi sei anni, pieno di ombre, dubbi e misteri. La procura ha disposto accertamenti tecnici per confermare (o smentire) che lo scheletro rinvenuto recentemente al Parco Nord appartenga proprio allo scomparso. Il pm di turno è Elena Caruso.

Carabellò abitava presso il capoluogo emiliano assieme a un amico. Il giorno della sua sparizione passò in farmacia a ritirare alcuni medicinali utili alla sua terapia in via Tarini, ma in seguito non si presentò al lavoro. L'allarme scattò il giorno dopo quando l'amico che condivideva l'abitazione con Biagio informò la sorella di quest'ultimo che l'uomo non era rincasato.

L'uomo, al momento della scomparsa, aveva con sé il cellulare. Il dispositivo risultò spento dopo la sparizione.

L'indagine aperta e poi archiviata

Circa un mese dopo la sparizione, la procura aprì un'indagine sul caso di Biagio Carabellò. Essa fu affidata al pm Stefano Orsi. L'ipotesi tecnica, all'epoca, fu quella di sequestro di persona.

Da tale punto di partenza gli inquirenti iniziarono una serie di accertamenti. Nelle varie tappe del caso si ricorda la condanna a due anni di reclusione di Simona Volpe. La donna sarebbe stata colpevole, infatti, di aver falsificato il testamento olografo della compagna di Biagio, Elisabetta Filippini, morta undici anni fa. Era il 2018. In quell'anno, l'inchiesta della scomparsa di Carabellò venne archiviata. Ora la scoperta dei resti che potrebbero appartenere al 45enne. Al riguardo è da precisare come nel 2017, a due anni dalla sparizione di Biagio Carabellò, in procura giunsero alcune lettere anonime che volevano l'uomo essere stato ucciso e in seguito gettato in un tombino.