Resta al momento un mistero l'aggressione subita dalla 26enne Marta Novello a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. Lo scorso lunedì, 22 marzo, la ragazza è stata colpita da 23 fendenti mentre faceva jogging. Non convince gli inquirenti il movente fornito dal 16enne che l'ha accoltellata: avrebbe tentato di rapinarla. Questo pomeriggio, Marta Novello è stata estubata ed è cosciente.

Treviso, prima ricostruzione dei fatti

Lunedì alle 17, la 26enne stava facendo jogging in una tranquilla strada di campagna, in località Marocco, poco distante da casa sua, quando è sopraggiunto il minorenne in sella a una bicicletta e l'ha aggredita.

Era armato di un coltello da cucina, di lì a poco recuperato dagli inquirenti. Marta avrebbe tentato di difendersi, i due sono caduti in un fossato al lato della carreggiata. La ragazza è stata colpita a torace, addome, viso e braccia. Sono intervenuti due operai, credendo inizialmente che ci fosse stato un incidente. Il responsabile dell'aggressione è stato fermato immediatamente. Marta Novello è stata trasportata in eliambulanza all'ospedale Ca' Foncello di Treviso dove è arrivata con un polmone perforato, il fegato compromesso, braccia e mani lesionate perché aveva tentato di difendersi usandole come scudo. Ricoverata in terapia intensiva, dopo un primo intervento chirurgico ai polmoni, ieri è stata sottoposta a una nuova operazione per le lesioni agli arti superiori.

Ora Marta, che studia Lingue ed è figlia di Luigi Novello, ingegnere e politico locale, starebbe un po' meglio.

L'aggressore, che non ha precedenti per violenza o rapina, è stato prima portato nella caserma dei carabinieri che conducono le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giulia Dal Pos della Procura per i minorenni di Venezia.

Dopo una notte nel Centro di prima accoglienza, è stato trasferito nel carcere minorile di Santa Bona con l'accusa di tentato omicidio. Se l'intento del feroce attacco fosse di compiere una rapina, sarebbe fallito. L'adolescente non è riuscito a prendere nulla. I militari stanno indagando in ogni direzione. Hanno smentito voci infondate, escludendo che fosse in cura per qualche disturbo psichico o che avesse assunto alcol o droghe.

Treviso, aggressione al momento inspiegabile

Al momento resta inspiegabile l'aggressione. La dinamica dei fatti ricostruita non coincide con il movente. Non sembra infatti possibile che l'adolescente abbia inferto tante coltellate alla 26enne perché voleva rubarle lo smartphone. Eppure, dagli accertamenti compiuti finora, parrebbe l'unica pista percorribile. A meno che, il minore, assistito dall'avvocato Matteo Scussat, quando venerdì prossimo comparirà davanti al giudice per la convalida del fermo, non racconterà altro rispetto alla versione data finora.

In caserma il ragazzo è rimasto in silenzio, ma nel breve colloquio avuto con l'avvocato ha riferito che voleva rapinare la vittima, ha chiesto di Marta e dei suoi familiari, per poi dire che non voleva farle del male.

Incerto sul movente, è anche il difensore che ha preso tempo. Le famiglie dei due ragazzi abitano a poche centinaia di metri, ma sembra che vittima e aggressore non si conoscessero se non di vista. Lo hanno riferito tutti, a cominciare dagli amici di Marta. Proprio gli amici di Marta, tuttavia, non ritengono che il ragazzo possa aver colpito a caso nell'unico in giorno in cui la ragazza correva da sola. Li separano dieci anni di differenza e la pista sentimentale sembrerebbe da escludere. Per cercare possibili collegamenti di qualsiasi genere tra l'aggressore e la vittima, i carabinieri hanno sequestrato a casa dell'adolescente lo smartphone che non aveva portato con sé e il pc. Qualcuno avrebbe riferito agli inquirenti che Marta Novello potrebbe averlo conosciuto lavorando come mediatrice culturale.

L'adolescente, infatti, è nato in Italia da padre nigeriano mai conosciuto.

Treviso, scene di vita normale

L'adolescente gioca nel Marocco Calcio ed è studente all'Alberghiero. Lunedi pomeriggio, prima dell'aggressione, su Whatsapp in una chat con amici aveva chiesto se qualcuno voleva uscire, ma nessuno era disponibile. Il minore vive con mamma e nonni. Gli amici l'avevano visto il giorno prima, domenica, e a tutti era parso tranquillo. Con lui discutevano di scuola, calcio, musica, basket, ma anche di Covid e razzismo. Perché, allora, tanta ferocia? Perché tutte quelle coltellate? Gli operai che per primi hanno prestato i soccorsi, hanno detto: "Lui continuava a colpirla, così l'abbiamo tenuto fermo".