Il 6 aprile, nel primo pomeriggio, commercianti, ristoratori, ma anche ambulanti e gente comune, sono scesi in piazza Montecitorio a Roma, per manifestare contro una crisi economica che rischia di mietere tante vittime quanto il Coronavirus, chiedendo di poter riaprire le loro saracinesche per non soccombere a una crisi, che di questo passo, finirà per rovinarli.

Ristoratori senza più ristori, a Roma lo scontro degenera davanti a Montecitorio

La manifestazione del 6 aprile è partita da Roma per allargarsi poi in tutta Italia; a Roma i piccoli imprenditori si sono ritrovati davanti al Parlamento, per gridare alla politica italiana un disagio che, da ormai più di un anno, li attanaglia e li costringe a chiudere le serrande; sono all'incirca le 16.00 quando la situazione comincia a degenerare rendendo inevitabile lo scontro con la polizia.

La folla degli ambulanti urla contro una polizia che si accanisce con loro piuttosto che con gli irregolari e al megafono si reclama la possibilità di andare dove pare e piace. Infine al grido all'unisono di “Libertà” ci si agguerrisce contro le forze dell’ordine che a quel punto non possono che difendere Palazzo Montecitorio alle loro spalle ed evitare quindi, una scena che ci riporterebbe alle triste immagine di Capitol Hill.

Tutto questo succedeva poco dopo una dichiarazione di Vittorio Sgarbi, che in un comizio alla folla si è unito alla protesta contro le chiusure e i divieti dando dal “matto” al Governo. Il bilancio dello scontro di ieri a Roma è di due poliziotti feriti; uno al volto, un altro ha riportato un taglio alla testa, entrambi causati probabilmente dai lanci delle bottiglie durante la fase della manifestazione più accesa.

I fermi al momento sono sette e si stanno analizzando ancora i filmati da parte delle forze dell’ordine, per individuare eventuali altri aggressori. Tra i tanti ad aver partecipato alla manifestazione, non è mancato il gruppo di “Io apro”, che negli ultimi sette giorni ha agitato piazze e palinsesti televisivi, nella convinzione di mantenere l’apertura del proprio locale per evitarne il fallimento e spiegando come, i ristori erogati fino ad oggi, non siano sufficienti per mantenere in attivo le loro attività.

Condanna della violenza in piazza e la presenza di estremisti di destra nella manifestazione

All’indomani della rivolta, è unanime la condanna dei commercianti alla violenza ed è significativa l'immagine degli stessi poliziotti che hanno cercato, togliendosi il casco e in un gesto di apertura, di ascoltare i commercianti comprendendo bene i disagi che li avevano portati a manifestare.

Fonti investigative hanno spiegato che tra i commercianti si sarebbero infiltrati alcuni gruppi di estrema destra con l'obiettivo di strumentalizzare il disagio del momento e cavalcarlo per creare scompiglio sociale.

Franco Gabrielli, nuovo capo della Polizia, in una circolare inviata a prefetti e questori, li metteva in guardia sul rischio che gruppi di estremisti approfittassero del malumore dei settori più colpiti dalle chiusure, per far salire la tensione. Una condanna a qualsiasi forma di violenza arriva anche dalla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, che ha sottolineato come "in questo momento le proteste sono alimentate dalla situazione estremamente delicata per il Paese ma che è inammissibile qualsiasi comportamento violento nei confronti di chi è impegnato a difendere la legalità e la sicurezza".

Da Roma a Milano, dilaga lo scontento degli esercenti

Lo stesso giorno anche a Milano una delegazione di ambulanti è scesa in piazza in un corteo non autorizzato, e da piazza Duca d'Aosta si è mossa verso Corso Monforte, sede della Prefettura, anche qui con la speranza di essere ascoltata.

Proteste anche nelle vie dello shopping a Napoli, dove non calano i contagi e i negozi sono costretti ancora a restare chiusi, mentre a Bari si riuniscono gli ambulanti rimasti soli, abbandonati e senza aiuti. Per oggi sono previste altre manifestazioni in tutta Italia; segno di una preoccupazione generale destinata a durare ancora per i giorni a venire.